Giovedì 25 Aprile 2024

Bambini iperattivi, "niente farmaci". Sport e ascolto contro il disagio

Una serie di programmi educativi per inserie i Gian Burrasca

Alcuni bambini all'uscita da scuola (Mdf)

Alcuni bambini all'uscita da scuola (Mdf)

Roma, 17 gennaio 2017 - «E' bravo ma non si applica. In classe si comporta come un leone in gabbia». Ma quante volte abbiamo sentito pronunciare questo giudizio nei confronti di alunni alle prese con qualche insuccesso scolastico, o in crisi adolescenziale.  Situazioni di disagio che occasionalmente sono state indicate come sintomi di ADHD, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività dei bambini, sono il più delle volte passeggere, altre volte ricorrenti ma di grado lieve-medio, e dopo i 14 anni possono migliorare, nel 30-40% dei casi. L’85% di malattie vere e proprie, secondo dati della Società italiana di neuropsichiatria infantile, ha ricevuto una prescrizione di tipo psicologico, solo nel 2% in Italia sono indicati i farmaci, nel 13% si consiglia una terapia multimodale combinata. Il fatto è che il numero di richieste di visite specialistiche è aumentato del 6% l’anno (il 45% in cinque anni) ed è praticamente raddoppiato il numero di utenti che bussano alla porta dei servizi di neuropsichiatria infantile. Una prospettiva per superare questi problemi l’ha data Sammy Marcantognini, un professionista che ha incrociato più competenze, laurea in scienze motorie (una volta era l’Isef), studi di filosofia, ambulatorio di psicoterapia. Vive a Fano, nelle Marche, si è specializzato in psicologia dello sport e ha iniziato a lavorare fianco a fianco con atleti e istruttori. Nel maggio dell’anno scorso Marcantognini ha tenuto un seminario promosso dalla Scuola Regionale dello Sport del Coni ad Ancona. Gli incontri rivolti agli educatori (allenatori e insegnanti) hanno affrontato il tema dei Gian Burrasca e le tecniche attraverso le quali l’attività motorio-sportiva può rappresentare un valido strumento per affrontare il disagio: «Abbiamo visto che attraverso gli sport – spiega lo psicologo – si riescono a superare molte tensioni. Occorre però formare degli istruttori in grado di comprendere le potenzialità e inserire nella squadra i giovani con iperattività e deficit di attenzione. Questo è lo scopo dei seminari del Coni. I risultati sono straordinari, questo è solo un esempio dei possibili interventi multimodali nei casi di ADHD in età evolutiva». Dunque le alternative ai trattamenti in ambiente sanitario esistono, ma sono poco praticate. L’ascolto dei ragazzi è la prima regola terapeutica. I genitori lamentano che solo con l’arrivo di internet sono iniziate a circolare informazioni corrette. «Nel periodo dal 2010 al 2013 c’è stato un aumento del 143% degli utenti per i quali è stato possibile garantire il training dei familiari – si legge nei report dei medici – mentre gli utenti a cui è stato possibile garantire training agli insegnanti sono aumentati del 377%. Ciononostante, la risposta che diamo ai ragazzi e alle famiglie è incompleta». Con liste d’attesa di sei mesi e passa per una visita in neuropsichiatria infantile, e una percentuale che oscilla tra il 30 e il 60% di risposte, la situazione in Italia è disastrosa. Mancano linee guida dell’Istituto superiore di sanità – dice l’Aifa onlus – che il ministero aveva promesso da tempo. E così in Italia ogni regione affronta i problemi con priorità differenti, ci sono famiglie che si indebitano per offrire ai bambini cure psicologiche educative idonee, che il servizio sanitario nazionale non riesce ad assicurare, e ci sono anche tanti bambini che soffrono, trascurati o incompresi.