Due mesi dopo la strage di Sciacca Enpa accusa: "Non è cambiato nulla"

Sconfortante comunicato della Protezione animali che, si legge nella nota, afferma di aver tentato tutte le strade possibili per collaborare con le istituzioni locali e combattere la piaga del randagismo. Ma...

Alcuni dei cani morti avvelenati a Sciacca

Alcuni dei cani morti avvelenati a Sciacca

Roma, 20 aprile 2018 – Sono passati 64 giorni, giorno più giorno meno, dalla strage di Sciacca. 63 dall’intervento sul posto dei volontari dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Sezioni di Carini, Adrano e Catania). 62 dalla proposta lanciata da Enpa di contribuire insieme con le autorità e le istituzioni alla sterilizzazione dei randagi e dei cani cosiddetti padronali. 59 dalla denuncia contro ignoti presentata in procura - sempre da Enpa – per l’uccisione dei randagi. E di giorni ne sono passati ben 43 dalle dichiarazioni con cui il presidente della Regione, Nello Musumeci, annunciava lo stanziamento di 2 milioni per le sterilizzazioni dei cani senza famiglia. Il tempo passa, ma non per tutti. Non di certo per Asp e Comune di Sciacca che, a due mesi dalla strage, non hanno ancora affrontato concretamente il problema. E' l'accusa lanciata contro l'amministrazione dall'Ente Protezione animali.

"A parte le solite dichiarazioni di facciata, cui certa politica ci ha purtroppo abituato, nei fatti non è cambiato proprio nulla. A distanza di 59 giorni l’Ente Nazionale Protezione Animali non ha ancora ricevuto alcuna risposta ufficiale (e concreta) alla proposta avanzata all’indomani della strage. Forse perché, denuncia l’associazione, Comune e Asp stanno facendo il solito gioco a rimpiattino; il solito “scaricabarile” istituzionale che condanna la Sicilia, ma non solo, a una drammatica, frustrante, deprimente inazione", si legge nella nota. 

«I nostri rappresentanti sul territorio  - spiega la presidente nazionale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Carla Rocchi - sono stati impegnati in una infinità di riunioni, incontri, colloqui, telefonate e hanno fatto anche l’impossibile, loro che sono volontari di un’associazione privata, per mediare tra le istituzioni. Ma, alla fine, quando si è trattato di passare dalle parole all’azione, tutti hanno fatto spallucce. Rinviando la questione sine die».  Preso atto di questa realtà e di un torpore dal quale la politica sembra proprio non riuscire a scuotersi, l’Enpa si vede costretta a dirottare le proprie risorse da Sciacca verso altre realtà, disposte a contrastare realmente il randagismo, con fatti e iniziative concrete, riporta il comunicato. «Tuttavia – prosegue Rocchi – ciò non esonera Comune, Asp e Regione dalle loro responsabilità. Anzi. Adesso sappiamo con ancora maggiore chiarezza chi sono i veri responsabili dell’emergenza e chi citare in giudizio alle prossime uccisioni di randagi», conclude la nota.