Mercoledì 24 Aprile 2024

Dati del Ministero sugli animali e la sperimentazione. "Sono in crescita"

Nel 2016 quasi raddoppiati i macachi, aumentano conigli, cavalli, capre, topi, ratti, polli e pesci. Gli interrogativi della LAV

Coniglio rinchiuso in una minuscola gabbia

Coniglio rinchiuso in una minuscola gabbia

Roma, 15 marzo 2018 - Sono state rese pubbliche le statistiche riguardanti il numero di animali usati per fini sperimentali nel 2016, i dati sono stati raccolti secondo le modalità previste dalla Direttiva 2010/63/UE dal Ministero della Salute, recepita in Italia con il decreto legislativo n.26/2014 e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n.60 del 13 marzo 20181. E' quanto riferisce una nota della LAV.

Il numero totale di animali è incredibilmente in aumento, nonostante i metodi alternativi siano indicati come prioritari sia nella legge nazionale che nel contesto scientifico e normativo europeo. Il numero delle cavie stabulate, utilizzate e uccise ogni anno nel nostro Paese, infatti, non solo non cala drasticamente, come ci si dovrebbe aspettare, ma addirittura aumenta, passando da 586.699 nel 2015 ai 611.707 sacrificati nel 2016, riporta ancora il documento.

In aumento il ricorso a conigli, cavalli, capre, topi , ratti, polli e pesci, e l’uso dei macachi che arrivano ad essere 454, contro i 224 dell’anno precedente, nonostante “il Ministero possa autorizzare l'impiego  di primati non umani solo in via eccezionale” e la Commissione europea abbia prodotto un report  molto restrittivo in merito, mentre un Istituto indipendente olandese, dietro richiesta del proprio Governo, abbia addirittura affermato che si potrebbe interrompere l’uso delle scimmie già da subito, definendolo un modello non sostenibile, non solo per motivazioni etiche, ma anche scientifiche e legali. Animali che subiscono anche la sofferenza della cattura in natura: i primati continuano a essere tristemente importati da Paesi con situazioni ambientali difficili e incontrollate come Asia e Africa e non sono frutto di colonie autosufficienti, come richiesto dalla direttiva dell’Unione europea, si legge nella nota.

Nel 2016 sono stati 4.610 gli animali riutilizzati, procedura che prevede che una cavia sia sottoposta a un esperimento e ne subisca anche un secondo. e 2.173 i topi allevati per il solo mantenimento di colonie di animali geneticamente modificati, un sistema in cui si inseriscono, nel DNA dell’animale,  geni o tratti genici che portano l’informazione legata alla malattia umana, dove metà degli embrioni muore durante il periodo gestazionale oppure viene soppressa perché nasce priva della modifica genetica richiesta, insiste la LAV.

È incredibile, poi, che siano ancora 1.787 gli animali utilizzati per l’istruzione e la formazione, nonostante nel nostro Paese ci sia il chiaro divieto di procedure didattiche su animali, che prevede deroghe solo per l’alta formazione universitaria, sottolinea LAV.  Sono 216.654, infine, le procedure inerenti la ricerca di base, applicazione che non prevede nessun obbligo di legge e che dovrebbe vedere un drastico calo delle autorizzazioni poiché il principio cardine delle norme, nazionali e internazionali, prevede che sia “consentito l'utilizzo degli animali  ai  fini  scientifici soltanto quando, per ottenere il risultato  ricercato,  non sia  possibile  utilizzare  altro   metodo   o   una   strategia   di sperimentazione   scientificamente    valida,    ragionevolmente    e praticamente applicabile che non implichi l'impiego di animali vivi”.

Chi difende la vivisezione si giustifica dicendo che gli animali vengono anche utilizzati per la conservazione della specie e per la tutela degli stessi, ma solo lo 0.03% del totale degli animali utilizzati viene usato per ricerche riguardanti la protezione dell’ambiente, o nell’interesse della specie stessa: 167 su 611.707, riferisce la nota.

Questi numeri già di per sé impressionanti sono, in realtà, fortemente sottostimati perché non tengono conto di molte categorie come gli animali usati già deceduti, gli invertebrati o le forme di vita non completamente sviluppate, in un calvario al termine del quale arriva la morte, scrive LAV. Impressionante, inoltre, che 280.322 animali vengano sottoposti a procedure con categorie di dolore moderato o grave: per capire cosa si intende basta consultare la legge che per definire i test relativi a queste categorie usa alcuni esempi tra cui “deterioramento persistente delle condizioni dell'animale, graduale malattia che porta alla morte, associate a dolore, angoscia o sofferenza moderati e di lunga durata” oppure “produzione di fratture instabili, toracotomia (incisione del torace n.d.a.) senza somministrazione di idonei analgesici, ovvero traumi intesi a produrre insufficienze organiche multiple” e, ancora, “stress da immobilizzazione per indurre ulcere gastriche o insufficienze cardiache”

. “Quando smetteremo di considerare gli animali oggetti da sfruttare e prenderemo coscienza che sono esseri senzienti, come riconosciuto scientificamente e nel trattato di Lisbona? – afferma Michela Kuan, biologa, responsabile LAV Ricerca senza animali – Dobbiamo superare l’obsoleto vincolo del ricorso al modello animale, dando al nostro Paese lo slancio verso la ricerca del futuro, per motivazioni etiche e scientifiche, e rivolgendoci a una ricerca utile ed affidabile. L’Europa chiede e parla di una scienza diversa che identifica i metodi alternativi come prioritari con l’unico e chiaro obbiettivo di una ricerca senza animali, principi contenuti in varie norme e ribaditi anche recentemente dall’EMA4, l’agenzia europea del farmaco”.  

Proprio ieri è stato inaugurato il primo Centro Interuniversitario Italiano dedicato alla promozione dei principi delle 3R (sostituzione, riduzione e raffinamento delle procedure con animali) nella didattica e nella ricerca. Fondato dalle Università di Genova e Pisa, Atenei presso i quali la LAV ha sostenuto e finanzia borse di studio e progetti di ricerca senza uso di animali, relativi al recupero di tessuti da donatori umani e allo sviluppo di modelli per testare sostanze che vengono inalate. Presenti all’evento rappresentanti di un mondo interdisciplinare che include medicina, veterinaria, biologia e farmacia con relatori di fama internazionale. Un’occasione di cambiamento che non può essere persa se vogliamo dare, realmente, un futuro all’uomo e al Pianeta, conclude LAV. [email protected]