In Albania è "caccia" ai randagi. Enpa scrive all'ambasciatore

Operazioni di pulizia sommaria nella zona di Tirana. La Protezione animali chiede verifiche e chiarimenti anche perché l'Italia collabora a progetti di sterilizzazione

Randagi in una foto AFP

Randagi in una foto AFP

Roma, 27 aprile 2018 – Cani fatti sparire dai quartieri dove vivono. Cani caricati su camion e portati chissà dove. Cani uccisi e poi gettati in discarica come fossero rifiuti. Queste le inquietanti notizie raccolte da Enpa attraverso i propri corrispondenti oltreadriatico in merito all’ennesimo pogrom contro i randagi, che sarebbe in atto a Tirana. Ancora più allarmanti, poi, le testimonianze circa un possibile coinvolgimento delle autorità albanesi. E' quanto riferisce una nota della Protezione animali.

La presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, ha scritto all’ambasciatore italiano in Albania, Alberto Cutillo. «Conosciamo la vostra sensibilità in merito alla tutela del benessere degli animali; sensibilità che si è tradotta in azioni concrete anche con la meritoria elargizione di contributi per la sterilizzazione, la cura e la vaccinazione di animali randagi», scrive Rocchi. «Tuttavia – si legge ancora nella lettera – le chiedo di verificare, nell’immediato, i contorni della vicenda, chiedendole inoltre di valutare la possibilità di sospendere ogni contributo ad articolazioni dello Stato albanese che invece di tutelare il benessere animale, arrivino ad adottare soluzioni tragiche quanto inutili come la soppressione di poveri e indifesi animali». 

Con l’occasione, l’Ente Nazionale Protezione Animali ricorda che le uccisioni di randagi non sono soltanto crudeli ed eticamente inaccettabili; sono assolutamente inadatte a risolvere l’emergenza randagismo e ogni eventuale problema di convivenza tra uomini e animali, conclude la nota.