Mappatura genetica per ogni scimpanzè: l'Europa si prepara all'estinzione

Parco Natura Viva. Chiusa la quattro-giorni scientifica sulla conservazione delle specie a rischio estinzione

Scimpanzé in una foto Ansa

Scimpanzé in una foto Ansa

Bussolengo, 4 ottobre 2017 - Chiusa la quattro-giorni scientifica che ha reso il Parco Natura Viva di Bussolengo la capitale europea della conservazione delle specie a rischio estinzione, con un focus finale sugli scimpanzè: la proiezione dei dati relativi allo stato di conservazione di questa specie non cessa di essere allarmante. Il “Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi: conoscere per proteggere” ha concluso il suo VIII anno con il record di 188 partecipanti, tra studenti e ricercatori provenienti da 10 Università italiane e straniere (Padova, Milano, Bologna, Torino, Firenze, Pisa, Teramo, Chester (UK), Manchester (UK), Swedish University of Agricultural Sciences) accademici e conservazionisti internazionali riuniti per confrontare gli ultimi risultati conseguiti nel campo della salvaguardia degli ecosistemi naturali, in Italia e nelle zone più critiche del Pianeta per il mantenimento della biodiversità. Molte le professionalità provenienti da altri parchi zoologici, italiani ed europei, che hanno presentato i propri lavori scientifici.

Tra le specie che più di tutte soffrono la distruzione dell’habitat naturale ad opera dell’uomo ce n’è una che condivide con il genere umano il 98% del proprio patrimonio genetico: lo scimpanzé, “minacciato” d’estinzione secondo l’Unione Internazionale della Conservazione della Natura. Una volta diffuso in tutto il continente africano, le ultime proiezioni indicano la perdita del 50% degli individui entro il 2030, stime che vanno di pari passo con il ritmo incessante della deforestazione: in un secolo, la pressione delle attività umane ha ridotto le foreste tropicali al 5% della copertura originaria. Di fronte allo spettro di un’estinzione totale, l’Europa chiede aiuto alla genetica e prepara il contingente di individui ospitati nei parchi zoologici a tornare nelle aree d’origine: ad affermarlo chiaramente è Frands Carlsen, a margine dell’VIII Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi concluso al Parco Natura Viva di Bussolengo.

L’imperativo è lavorare sull’identificazione del patrimonio genetico di ogni esemplare e allevare le popolazioni presenti in Europa con lo scopo di garantire loro la massima diversità genetica possibile, in linea con le 4 sottospecie presenti negli ecosistemi africani”, spiega Carlsen, coordinatore del Programma Europeo per le Specie Minacciate.

“Fino a qualche anno fa potevamo risalire al patrimonio genetico seguendo la sola linea materna, mentre le tecnologie di cui disponiamo oggi ci consentono di identificare interamente il DNA di ogni individuo e mapparne le sequenze. Con queste informazioni, siamo in grado di ricollocare gli esemplari nei parchi zoologici secondo l’appartenenza alla sottospecie e preparare i gruppi sociali a tornare in Africa, se sarà necessario”. Nulla di visionario: un caso che fa scuola è già presente nella storia degli uomini e cominciò a prendere forma nel 1996, quando la IUCN dichiarò estinto in natura l’ultimo cavallo selvatico. Fu ad opera degli zoo europei che i cavalli di Przewalski vennero riportati nelle steppe della Mongolia ed è dal 2008 che la specie è ricomparsa nella Lista Rossa. Prima “criticamente minacciata” e tuttora “minacciata”, ma “viva”. Per i 730 scimpanzè che vivono nei parchi zoologici dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari la strada è ancora lunga, ma alcuni uomini stanno lavorando per il loro futuro. Così chiude la nota di Parco Natura Viva. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]