Superbonus 110 addio: giusto o sbagliato? Le ragioni dei pro e dei contro

Il governo sospende lo sconto in fattura e la cessione dei crediti. Maggioranza e opposizione spaccate. Il rischio truffe e quello dei posti di lavoro in fumo

Roma, 17 febbraio 2023 - Addio a cessioni e sconti con il Superbonus 110. Il Consiglio dei ministri, infatti, ha approvato il decreto-legge che sospende lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d'imposta relativi agli incentivi fiscali sui bonus edilizi: l’obiettivo dello stop è quello di porre rimedio “a una politica scellerata” che “ha imposto a tutti un carico di duemila euro a testa” così come spiegato dal ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti.  Un cambio di passo che - come prevedibile - ha dato il via a non poche polemiche, e che ha fin da subito messo in allarme il settore edile.

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Le posizioni

Non ha nascosto la sua preoccupazione, infatti, Federica Brancaccio, presidente dell’Ance-Associazione nazionale costruttori edili, che ha segnalato come “senza un segnale immediato da parte del governo su una soluzione concreta e strutturale per sbloccare i crediti rischiamo una reazione dura da parte di cittadini e imprese disperati”. Fa eco la Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, che rinnova la richiesta all’esecutivo di intervenire “sui circa otto miliardi di euro bloccati da mesi che mettono a rischio la sopravvivenza di 40mila imprese”.

A schierarsi contro lo stop anche il presidente di Confartigianato Marco Granelli (“Speravamo di continuare ad applicare lo sconto in fattura o a cedere i crediti, così sono a rischio occupazione e investimenti”) e il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che afferma come la scelta del governo abbia generato non poche “perplessità”. Dichiarazioni, queste, che mettono nero su bianco la contrarietà rispetto alla scelta del governo. Il repentino colpo di mano, però, ha scatenato inoltre anche il duro attacco del leader del M5s, Giuseppe Conte, che attraverso un post pubblicato su Facebook ha voluto sottolineare come non sia “l'affossamento di una misura ideata dai Cinque Stelle a preoccuparci, ma il colpo letale al settore dell'edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil". E ancora.

A sottolineare la propria avversità anche alcuni ministri ed esponenti di Forza Italia, come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: “Il governo valuti con attenzione questo provvedimento, che rischia di creare una emergenza sia dal punto di vista lavorativo che da quello economico”. Ma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prova a spiegare: “Siamo intervenuti perché c'era stata una lievitazione dei crediti – precisa -. Nei governi precedenti era mancata una pianificazione e si è lasciato lievitare il numero dei crediti che era fuori controllo". A condividere la scelta del governo è anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che scrive: “È un provvedimento che ha generato uno spreco di risorse mai visto nella recente storia repubblicana. Un provvedimento iniquo e che ha drogato il mercato”.

Le ragioni dei pro e quelle dei contro

Si rimescolano quindi le carte in tavola. Con pro e contro. Le maglie troppo larghe della normativa sui bonus edilizi avevano infatti dato il via a un complesso sistema di truffe ancora difficile da mappare con precisione: ristrutturazioni mai avviate, fatture false, e molto altro ancora. A preoccupare il governo, e non da oggi, sono infatti le truffe per miliardi di euro sui bonus fiscali avvenute negli ultimi mesi, nonché l'aumento considerevole del debito pubblico.

D’altra parte, però, sono tanti oggi i rischi per l’edilizia, soprattutto per chi ha investito nell’acquisto di un maggior numero di macchinari così come per i privati che sostengono le spese per i lavori. Lo stop totale alle cessioni del credito e allo sconto in fattura potrebbe infatti scatenare un effetto deleterio, mettendo a rischio posti di lavoro, investimenti, e facendo saltare gli accordi legati proprio ai bonus per l’edilizia (sono escluse da questo maxi-stop solamente le situazioni per cui i lavori sono iniziati ed è già stata presentata una Cila, mentre per i lavori su condomini è anche necessaria la delibera dell’assemblea per lo svolgimento degli stessi).

Famiglie e imprese, quindi, potrebbero essere penalizzate da questa decisione: l’effetto è che “40.000 aziende rischiano la chiusura nonostante abbiano rispettato la legge”, come sottolinea il presidente nazionale di Cna Dario Costantini.