Passione, cultura e Pil Il vino italiano in vetrina

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PER FORTUNA le fantasiose e a volte creative direttive dell’Unione europea sul vino non hanno effetti concreti su un mondo che per l’Italia è un valore economico, di passione e cultura con l’onda sempre in crescita dei wine lovers, i quali insieme al bicchiere scoprono, fra l’altro, il fascino di borghi e agriturismi. I numeri non dicono tutto ma spiegano molto. Con un valore di produzione di circa a 11,6 miliardi di euro di cui almeno 7,3 miliardi di export, il mercato italiano è al primo posto nella classifica mondiale di produzione per volumi (20% del totale) seguito da Francia e Spagna (14% ex aequo), nostre storiche competitors. Il consumo interno nel 2022 è stato intorno ai 4,7 miliardi di euro. L’export è il settore che ancora porta a casa le maggiori soddisfazioni per produttori e area commerciale: la crescita aggregata è del 4,4% dal 2017 al 2021, anno che registra un’accelerazione del +12,5% rispetto al 2020 (Dati Vinonews24).

Vinitaly, la storica kermesse di Fieraverona (2-5 aprile), si apre quindi in uno scenario che conferma la solidità di questo patrimonio economico nazionale. Verso il Veneto sono già dirette le regioni transatlantico del vino con il loro equipaggio di grandi brand, colossi cooperativi, piccoli produttori - gioiello, case storiche. Dalla Sicilia, alla Puglia, alla Toscana, all’Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e via via un lungo elenco, le big ci sono tutte. A Verona fra poco comincerà l’allestimento della 55esima edizione della grande city del vino: oltre 100mila mq, con 17 padiglioni tra fissi e una ragnatela di tensostrutture destinati ad ospitare 4080 aziende in rappresentanza del Made in Italy e di oltre 30 nazioni.

In contemporanea vivono a Verona altri due saloni: Enolitech e Sol&agrifood, con i quali si raggiunge il traguardo delle 4.400 aziende presenti. Con ogni probabilità quest’anno si supererà il traguardo degli 88mila visitatori che hanno varcato i tornelli nella precedente edizione provenienti da 139 paesi del mondo (20% del totale).

In attesa del tintinnio di calici dice Maurizio Danese (nella foto in alto), ad della Spa fieristica: "L’ascolto delle imprese italiane è stato fondamentale per il varo di Vinitaly. Non è un caso se i Paesi protagonisti nel Roadshow sono nella top 10 degli obiettivi di mercato degli espositori. Così come la scelta di presidiare l’Asia: Cina, Giappone, Sud Corea, Singapore, Hong Kong, Vietnam e altri sommano infatti il 20% dei prossimi target internazionali delle imprese italiane del vino. Un’area emergente che con la Cina segna il ritorno a Verona, grazie a una selezione di oltre 100 top buyer del Dragone, tra gruppi dell’horeca, principali importatori e player dell’e-commerce. Ma l’evoluzione della domanda estera riguarda anche Usa, Canada, passando per il Vecchio Continente fino al Sud America con previsione di incrementare i top buyer del 40% sul 2022".

Buon vino non mente per una terrazza sul mondo. "Europa, America e Asia costituiscono un potenziale sia sulle piazze consolidate sia su quelle emergenti – afferma Federico Bricolo, presidente di Veronafiere – un patrimonio a disposizione delle aziende con l’obiettivo di completare la mappatura di nuovi importatori e operatori entro il 2024". Al popolo in crescita degli appassionati è dedicato invece Vinitaly and the city (31marzo–3 aprile), il percorso di wine talk, tasting, mostre ed eventi del fuori salone nello scenario della città Patrimonio Unesco con itinerario da Piazza dei Signori, Cortile Mercato Vecchio e Cortile del Tribunale.