La burocrazia fa un passo indietro E si allea con le Pmi

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LO HA ANNUNCIATO di recente il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo (nella foto a sinistra in basso): almeno 200 procedure saranno semplificate entro la fine del 2023, dunque un anno prima della scadenza fissata dal Pnrr (l’obiettivo è arrivare a 600 entro il 2026). Il ministro si è detto convinto che la burocrazia non debba fungere da "ostacolo o intralcio" all’attività di cittadini e imprese, ma debba, al contrario, tramutarsi in opportunità. Confartigianato è tra le organizzazioni attualmente più impegnate nel confronto con il ministero: l’intento è fornire il proprio contributo nell’elaborazione e messa a punto di interventi efficaci, rivolti a svariate categorie di impresa, non soltanto artigiana. Ma facciamo un passo indietro e proviamo a capire, innanzitutto, di cosa si stanno già occupando i tecnici del ministero, con il supporto di varie associazioni di categoria. Nel cosiddetto ‘primo pacchetto’ dovrebbe trovare spazio la standardizzazione delle procedure di avvio di quelle attività artigiane prive di requisiti professionali o autorizzazioni preventive. Si tratta di un primo step utile a rendere omogenei gli iter amministrativi ed eliminare le richieste, sempre molto frequenti, di informazioni e documenti non previsti dalla normativa. Con questo intervento ci si augura, inoltre, di riuscire finalmente a fare chiarezza su quali, tra le tante nuove attività emerse negli ultimi anni, soprattutto nell’ambito dei servizi, siano quelle ‘a valore artigiano’: si mira, in questo modo, a rilanciare e rafforzare il settore. Successivamente, sarà il turno della semplificazione degli sportelli unici per le attività produttive e per l’edilizia, cui seguirà l’individuazione del ‘catalogo dei procedimenti’, grazie al quale ogni impresa potrà sapere con certezza quali procedure seguire per aprire o modificare la propria attività su tutto il territorio nazionale.

"Il ‘pacchetto’ di semplificazioni annunciato dal ministro Zangrillo – spiega il presidente di Confartigianato Marco Granelli (nella foto a destra) – ci fa ben sperare nella semplicità di avvio e gestione dell’attività d’impresa e in una comunicazione più fluida e diretta tra imprenditori e uffici pubblici. Per le imprese significa risparmiare tempo e denaro. Digitalizzazione delle comunicazioni con la pubblica amministrazione, interazione delle banche dati pubbliche, standardizzazione delle procedure sono le parole d’ordine per combattere davvero la cosiddetta ‘malaburocrazia’ e facilitare la vita agli imprenditori. Solo così si determineranno le condizioni per applicare finalmente il principio dell’’once only’ (letteralmente, ‘solo una volta’), in base al quale le pubbliche amministrazioni non possono chiedere all’impresa dati già in loro possesso, o ai quali possano accedere autonomamente. Attenzione: la Pa non può raggiungere questi risultati da sola. Serve un coinvolgimento costante delle associazioni imprenditoriali che, in una logica di sussidiarietà, possono contribuire alla conoscenza delle esigenze di semplificazione espresse dalle imprese".

"Ovviamente – aggiunge Granelli – semplificazione burocratica non significa ‘deregulation’, non dev’essere intesa in modo superficiale o semplicistico. Lo snellimento di inutile e costosa burocrazia non fa certo venir meno la necessità di garantire i requisiti indispensabili di qualificazione professionale richiesti per lo svolgimento di molte attività imprenditoriali. Da sempre riteniamo che una Pa rapida ed efficiente, capace di stare al passo con i tempi e le esigenze degli imprenditori, è una delle condizioni essenziali per favorire lo svolgimento delle attività economiche, consentire ai giovani di mettersi in proprio ed essere attrattivi per gli investitori. In sintesi, per il rilancio e una ripartenza reale del nostro Paese, le misure del ministro Zangrillo possono imprimere una svolta e dare il via a quella che definiamo una ‘buona amministrazione’, alleata degli imprenditori".

Confartigianato conduce da tempo una battaglia per contrastare gli effetti della burocrazia eccessiva sulle attività delle imprese e semplificare il rapporto con la Pa. C’è un numero che rende l’idea di quanto sia importante, ora più che mai, snellire le procedure amministrative: 238. Sono le ore che gli imprenditori italiani trascorrono, ogni anno, in fila agli sportelli o per il disbrigo di pratiche e adempimenti fiscali, combattendo con beghe, scadenze e complicazioni di ogni tipo. È una conseguenza del fatto che in Italia sono in vigore, tra l’altro, circa 800 norme tributarie.

La pubblica amministrazione ha accumulato notevoli ritardi anche sul fronte dell’innovazione digitale. L’interazione on line tra cittadini e Pa resta, infatti, drammaticamente bassa: nel 2022 soltanto il 40,4% degli italiani ha utilizzato internet per ‘dialogare’ con gli uffici pubblici tramite portali online, a fronte del 64,8% della media Ue. Siamo fanalino di coda in Europa, peggio di noi solo Romania e Bulgaria. In particolare, Confartigianato rileva che soltanto il 28% delle amministrazioni locali prevede la possibilità di completare on line le pratiche amministrative. Per non parlare degli adempimenti richiesti nel settore dell’edilizia: solo il 15% dei comuni italiani consente l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo ai permessi di costruire. E nel Mezzogiorno, dato ancor più allarmante, questa percentuale scende al 9%. Secondo l’ufficio studi di Confartigianato, sempre nei comuni del sud le fasi di progettazione, aggiudicazione ed esecuzione degli appalti hanno una durata superiore di almeno il 25% alla media nazionale.