Mercoledì 24 Aprile 2024

Crisi delle banche: ecco il vero impatto

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Davide

Biocchi

Recentemente alcune banche hanno attraversato gravi difficoltà finanziarie per ragioni molto diverse, facendo temere un rischio sistemico. A differenza della crisi del 2008, le autorità globali non hanno esitato ad intervenire immediatamente, iniettando liquidità nel sistema e arrivando a formulare una dichiarazione concertata di mutuo soccorso a livello globale. L’iniezione di liquidità è già stata concreta negli Stati Uniti e in Svizzera, mentre l’Ue si è limitata a dichiarare di avere il bazooka carico. L’intervento Usa è già di gran lunga maggiore di quanto sia stato necessario nel post Lehman e corrisponde alla metà del “tightening” (stretta monetaria) attuato dalla Federal Reserve nell’ultimo anno. Come hanno reagito i mercati? Considerando che l’intervento più massiccio ha riguardato l’area dollaro, è proprio questa moneta ad aver pagato il prezzo più alto in termini di reputazione. La credibilità delle valute internazionali si basa su fiducia e reputazione. Perdere un po’ di quest’ultima non mette il dollaro un po’ in castigo e determina aggiustamenti verso altri asset finanziari. Così abbiamo visto l’euro guadagnare sul dollaro, salire il prezzo dell’oro (bene rifugio), crescere il desiderio di reddito fisso e addirittura risorgere una valuta digitale come Bitcoin, da molti ritenuta in declino. Il brutto momento per le banche può inoltre comportare un po’ di credit crunch (cioè difficoltà nell’erogazione di credito), che potrebbe far rallentare la domanda e quindi portare a un calo dell’inflazione, ma anche a un rallentamento economico e, in ultima istanza, a una recessione. Questa possibilità è ora contemplata dal mercato, che oltre all’acquisto di bond e di oro, sta vendendo il petrolio, che è una sorta di barometro delle aspettative sul ciclo economico. Un rallentamento potrebbe ridurre l’inflazione, ma anche portarsi dietro una fase recessiva. In sintesi, la politica del rialzo dei tassi da parte delle banche centrali sta volgendo al termine? Una conferma arriva dal Nasdaq. La sua migliore performance rispetto a tutti gli altri listini denota il recupero dei titoli più sensibili al rialzo dei tassi, che vengono acquistati proprio perché, essendo più esposti al costo del debito, diventano nuovamente appetibili solo se si va verso un stop al rialzo dei tassi. Infine, alcuni di questi posizionamenti fanno parte di ciò che si definisce ‘recession trade’ e potrebbe proprio essere la crisi bancaria ad accelerare questo processo.