Martedì 16 Aprile 2024

"Le soppressioni erano la prassi": così i giudici hanno condannato Green Hill

Le motivazioni della sentenza rese note dalla Lav che nel procedimento si era costituita parte civile. Duro attacco sul fronte dei controlli

Beagle in gabbia in una foto Ansa

epa03712414 A beagle sits in a pen as it waits to be claimed by its owner at the Animal Resource Center in Moore, Oklahoma, USA 22 May 2013.

Brescia, 24 marzo 2015  - «Le soppressioni appaiono davvero arbitrarie e prive di valida giustificazione ed erano la prassi». Lo scrivono i giudici del Tribunale di Brescia nelle 68 pagine di motivazioni della sentenza di Green Hill con la quale lo scorso 23 gennaio 2015, Renzo Graziosi, veterinario dell'allevamento, e Ghislane Rondot, co-gestore di «Green Hill 2001», sono stati entrambi condannati a 1 anno e 6 mesi, mentre Roberto Bravi, direttore dell'allevamento, è stato condannato a un anno di reclusione e al risarcimento delle spese.

«Le prove dimostrano con assoluta certezza il non uso del preanestetico sugli animali  per disposizione della stessa Marshall», scrive il giudice Roberto Gurini. Riguardo all'Asl il giudice definisce «inaffidabili gli accertamenti dei veterinari pubblici e i relativi 67 sopralluoghi». «Gli accertamenti svolti dal Dott. Silini (Asl) sono certamente da escludere tra le fonti degne di credibilità».

Per il legale della Lav, l'avvocato Carla Campanaro: "questa sentenza è la dimostrazione di come il maltrattamento, inteso come deprivazione dell'etologia animale, sia penalmente rilevante anche in settori considerati intoccabili fino a ieri come quello della vivisezione: in altri termini, non ci sono "zone franche" per il rispetto dell'etologia animale, neppure in ambiti come la sperimentazione e l'allevamento, né interessi economici che siano in qualche modo legittimati a creare eto-anomalie". "Esplicitamente il giudice afferma che ‘reputa sussistente il nesso di causalità diretta tra il considerevole numero di decessi e l’attività di sorveglianza oltremodo discontinua e con assistenza inadeguata’. In conclusione, 2639 cani erano detenuti in ambiente inadeguato ad esprimere i comportamenti propri della loro specie, attraverso una serie di eto-anomalie riscontrate (freezing, paura, ansia, stereotipie, comportamenti ridiretti)”, conclude la nota della Lav. Per contatti con la nostra redazione: [email protected]