La Procura di Brescia apre una nuova inchiesta su Green Hill

Il pm vuole accertare perché i numerosi controlli nell'allevamento da parte della Asl competente non hanno mai portato a sanzioni. Soddisfazione della Lav e dell'Enpa

Beagle in una foto Ansa

Beagle in una foto Ansa

Brescia, 2 febbraio 2015 -  La Procura di Brescia ha aperto una nuova inchiesta su Green Hill.  Dopo la sentenza di dieci giorni fa con tre condanne e un'assoluzione nei confronti dei vertici dell'allevamento di cani beagle chiuso a Montichiari nel bresciano nel 2012, il pm Ambrogio Cassiani ha iscritto nel registro degli indagati un veterinario dell'Asl di Lonato (Brescia). Deve rispondere di falso ideologico, maltrattamenti e animalicidio. La Procura di Brescia vuole capire perché per anni dai controlli nei capannoni dell'allevamento non fosse emerso nulla di irregolare. Agli atti della nuova inchiesta ci sono mail con i suggerimenti per non incappare in sanzioni forniti dal veterinario ora indagato ai vertici di Green Hill. 

La LAV esprime soddisfazione per la notizia. "Si tratta di un atto dovuto, a carico di chi per anni ha attestato condizioni difformi dalla realtà a scapito della salute di migliaia di animali", riporta una nota della Lega antivivisezione. "Questa, purtroppo, è spesso la prassi per chi è addetto ai controlli sanitari pubblici in strutture in cui gli animali sono impiegati a fini commerciali. Ma riteniamo che vi siano le prove, come quelle emerse durante il dibattimento sui vertici dell’azienda nelle scorse settimane, che potranno far estendere il provvedimento - e presenteremo richieste in tal senso - ad altri veterinari Asl, all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia, al Servizio Veterinario regionale della Lombardia, al Ministero della Salute, non dimenticando il ruolo che ha avuto il precedente Sindaco di Montichiari con i suoi uffici", conclude il comunicato della Lav. 

Sulla decisione del Pm di andare avanti con le indagini è intervenuto anche l'Ente nazionale protezione animali (Epna)  «La recente sentenza di condanna contro Green Hill, a nostro avviso, chiama in causa non soltanto i diretti responsabili dell'uccisione di animali, ma anche tutti coloro i quali hanno a vario titolo chiuso un occhio su quanto accadeva nella struttura. Tutto questo nonostante l'Enpa e le altre associazioni animaliste avessero più volte lanciato l'allarme su quanto accadeva nell'allevamento». Così recita una nota diffusa da Enpa.

«Per questo salutiamo con soddisfazione la notizia di una nuova iniziativa giudiziaria della Procura di Brescia – prosegue la Protezione Animali -. Questa inchiesta potrebbe essere il primo passo verso un processo “Green Hill 2”, che auspichiamo possa finalmente portate alla luce, con un vero e proprio effetto domino, i molteplici ed estesi livelli di responsabilità, grazie ai quali è riteniamo sia stato possibile per anni “insabbiare” i reati commessi nella struttura».  Naturalmente, come per il processo appena conclusosi, l'Enpa assumerà tutte le più opportune iniziative legali affinché anche quest'ultima iniziativa giudiziaria vada a buon fine. «Se dovesse essere verificato il coinvolgimento di pubblici ufficiali o di detentori di cariche pubbliche – conclude la Protezione Animali – faremo quanto in nostro potere affinché costoro non ricoprano più incarichi pubblici così delicati».

 

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