Giovedì 18 Aprile 2024

Caso Volkswagen, l'Università di Urbino lo studiava da un anno

Grazie al progetto Sefira, l'ateneo marchigiano sta studiando le implicazioni socio-economiche delle politiche sulla qualità dell'aria promosse dall'Unione Europea

Controlli sulle emissioni di particelle inquinanti (AFP)

Controlli sulle emissioni di particelle inquinanti (AFP)

Ancona, 23 settembre 2015  - Lo scandalo emissioni inquinanti che ha investito la Volkswagen, era studiato dall'università di Urbino da più di un anno. E' il progetto Sefira dell'ateneo marchigiano,  finanziato dall'Unione Europea, che sta curando in particolare un approfondimento scientifico sul suo sito web (www.sefira-project.eu) delle notizie legate alle accuse da parte dell'Agenzia per la Protezione Ambientale degli Usa contro la casa automobilistica tedesca per le presunte modifiche illegali alle centraline elettroniche per falsare i dati sulle emissioni di Ossidi di Azoto di più di 500.000 auto diesel dal 2009 ad oggi. 

"La relazione controversa tra le emissioni dichiarate, testate e rilevate nei cicli di guida reale - sottolinea una nota dell'Università - era stata descritta negli scorsi anni da numerosi studi indipendenti sollevando dubbi sull'utilità del sistema degli Euro Standard per le autovetture. Il progetto Sefira ha emesso nel dicembre 2014 una nota tecnica per sottolineare questo problema in relazione alla discussione sulle nuove direttive per la qualità dell'aria in corso a Bruxelles. Sefira - proseguono ancora dall'ateneo - sostiene l'importanza di collegare l'adozione di tecnologie affidabili per la riduzione delle emissioni all'adozione di politiche ambientali rivolte ad ottenere dei sostanziali cambiamenti nel comportamento individuale e nelle più ampie relazioni ecologiche in ambito urbano". 

Il progetto iniziato nel giugno 2013 si prefigge lo studio e la messa in rete di conoscenze sulle implicazioni socio-economiche delle politiche sulla qualità dell'aria promosse dall'Unione Europea. E' finanziato dal settimo Programma Quadro della Commissione europea, coordinato dalla professoressa Michela Maione dell'Università di Urbino con il coinvolgimento di partner scientifici internazionali come King's College di Londra e Iiasa di Vienna.