Mercoledì 24 Aprile 2024

Ascoli, violenza sessuale su figlia disabile. Carabiniere assolto

Sei anni di processi. "Odissea per le accuse di mia moglie. Ho pensato anche al suicidio"

Luigino Cannella (Sgattoni)

Luigino Cannella (Sgattoni)

Cupra Marittima (Ascoli), 29 luglio 2016 - CI SONO voluti sei anni e quattro processi per dimostrare  la sua innocenza e restituirgli la dignità calpestata da due accuse pesantissime: violenza sessuale sulla figlia disabile e maltrattamenti in famiglia. A denunciarlo la moglie. Un’odissea, quella del carabiniere di Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno, Luigino Cannella, che ha avuto il suo epilogo solo grazie  alla Corte d’appello di Perugia che, in seguito all’annullamento del primo verdetto di secondo grado da parte della Cassazione, ha assolto il militare da ogni imputazione. Cannella era stato condannato dal gup di Fermo alla pena di due anni e due mesi di reclusione e al risarcimento dei danni in favore dei tre figli e della moglie. È stata la consulenza tecnica di un’esperta in Psicologia clinica e forense a mettere in luce l’attività manipolativa della madre nei confronti dei figli, costretti a testimoniare il falso in tribunale

«PER UN’INGIUSTIZIA ho perso tutto: la casa, la famiglia, i figli, la mia posizione economica e l’onorabilità di un carabiniere». Non sa darsi pace l’ex appuntato capo, Luigino Cannella, 61 anni, di Cupra Marittima, località balneare delle Marche, che per sei anni ha subito l’onta della vergogna, tanto da restare chiuso in casa per mesi. Ora l’incubo è finito. Dopo la sentenza definitiva della Corte d’Appello di Perugia, assistito in tutti i gradi di giudizio dall’avvocato Lucio Olivieri di San Benedetto del Tronto, è una persona riabilitata. Che cosa ha pensato in questi sei lunghi anni? Volevo uccidermi. Avevo preparato la corda per impiccarmi, poi ho pensato che non era giusto morire in quel modo per un carabiniere che aveva lavorato 35 anni per far rispettare la giustizia. Mi sono rimboccato le maniche ed ho cominciato a lottare per la mia reputazione». Cosa si augura nell’immediato? «Ciò che desidero di più è poter rivedere i miei figli, cosa che il Tribunale dei minori di Ancona mi impedisce da oltre quattro anni, avendomi allontanato da loro. Voglio riabbracciare il più grande che ha 24 anni ed è affetto da autismo. Voglio cercare di recuperarlo, dopo tutto quello che ha passato, mentre l’altro mio figlio, 19 anni, che era stato dato in affidamento, appena raggiunta la maggiore età ha scelto di venire ad abitare con me. Lavora come bagnino. La ragazza, invece, è ventiduenne e sta con la madre. Poi vorrei anche riavere la mia casa». Lei è stato completamente assolto da un’accusa infamante... «Per questo spero che il Tribunale per i minori si pronunci sulla revoca di tutti i provvedimenti che si riferiscono all’allontanamento da casa, con la sospensione della potestà genitoriale. Attendo le scuse delle istituzioni e della giustizia che inizialmente hanno fallito. Ecco come funziona l’Italia». Com’è iniziata questa triste vicenda? «Nel 2010, lo stesso anno in cui sono stato riformato dal servizio dal Tribunale militare di Chieti per problemi di salute, mia moglie mi ha denunciato per maltrattamenti in famiglia e per violenza sessuale sulla nostra figlia disabile. Ha detto e poi fatto testimoniare ai miei ragazzi, che li picchiavo, che li lasciavo senza mangiare, senza vestiti, senza riscaldamento, che li chiudevo fuori casa al freddo». Cos’è che l’è mancato di più in questi lunghi anni? «Non poter vedere il mio figlio più grande e non potergli portare i regali che per anni ho comprato per lui a Natale e nel giorno del suo compleanno». Adesso come vede il suo futuro dopo essere stato riabilitato? «Vorrei fare quello che non ho potuto fare prima: godermi la pensione». Le permette di vivere serenamente? «Non proprio, perché percepisco 2.200 euro al mese dei quali 800 vanno alla mia famiglia, il resto per bollette, affitto, assicurazioni, auto e per mangiare. Però adesso vedo tutto sotto un’altra ottica. Davanti ai miei occhi non pende più la corda che avevo preparato. Adesso la vita che mi aveva voltato le spalle mi sorride».