Giovedì 18 Aprile 2024

L'altro Matteo

BRUNO VESPA

IN TEMPO di crisi economica e sociale, mentre continuano ad arrivare gli immigrati, le case occupate sono migliaia e lo sciopero generale torna dopo molti anni (per la prima volta contro un governo di centrosinistra), è facile fare opposizione se non si è ingabbiati in un patto istituzionale (Forza Italia) o se ci si è autoesclusi dal gioco (Movimento 5 Stelle). E’ perciò il momento di Matteo Salvini. Il segretario della Lega (non più solo Nord, ormai) cavalca i temi con i quali Berlusconi ha vinto nel 2001 e nel 2008 e ha pareggiato nel 2006 e nel 2013. Rappresenta cioè gli interessi della piccola borghesia imprenditoriale fortemente impoverita dalla crisi e in parte della borghesia medio alta convinta che Renzi pesti acqua nel mortaio. 

OGGI SALVINI gioca la sua partita in due mosse. La prima cade domenica, dove alle elezioni regionali in Emilia Romagna la Lega punta a superare Forza Italia e ad avvicinarsi a un Movimento 5 Stelle piuttosto appannato. La seconda in primavera, quando si voterà in nove regioni e Salvini si presenterà con la propria faccia (come sta facendo in Emilia) anche in Campania e in Puglia. L’altro ieri ho avuto un dibattito con lui nel palazzo comunale di Salerno.

FUORI i centri sociali lo insultavano come fascista, ma dentro la sala gli applausi erano così scroscianti che ho chiesto se l’uditorio fosse arrivato in pullman da Bergamo o da Varese. Obiettivo di Salvini è di creare un Partito Nazionale uguale e contrario a quello di Renzi, candidandosi a leader del centrodestra di domani, se Berlusconi non tirasse fuori dal cilindro un campione imbattibile. L’obiettivo non è affatto facile. Se domenica la Lega facesse il pieno in Emilia Romagna umiliando il suo storico alleato di Forza Italia, potrebbe sentirsi rispondere come i partigiani che il 25 aprile del ’45 occuparono la prefettura di Milano. «E adesso che ne fate?», li gelò Giancarlo Pajetta.

BERLUSCONI non può rassegnarsi a uscire dal gioco. Un po’ tardivamente (la domenica successiva alle elezioni) ha promosso una mobilitazione contro le tasse che in anni ormai lontani gli procurò molti consensi. Sta cercando cioè di riappropriarsi dei temi che lo hanno sempre visto vincitore. Negli ultimi giorni sta avvicinandosi di nuovo ad Alfano. Sta ricostruendo cioè lo scheletro della vecchia alleanza, mentre – com’era inevitabile – il Pd sta perdendo (pochi) consensi. Salvini denuncia una profonda ostilità nei confronti del ministro dell’Interno e ne è perfettamente ricambiato, ma quando gli ho chiesto se pensa di escluderlo l’anno prossimo dalla coalizione che nel Veneto sta governando con Luca Zaia ha risposto: «È una decisione locale». 

E ZAIA sa benissimo che non potrà privarsi di un alleato certo debole, ma forse decisivo nella lotta all’ultimo voto con il Pd. Si aggiunga che Berlusconi guida uno dei partiti più importanti del Ppe, mentre Salvini è alleato di Marine Le Pen. Arriverà insomma il momento in cui quelli che un tempo erano i moderati italiani dovranno chiedersi: siamo pronti al Salvini for President?