Giovedì 25 Aprile 2024

Vescica, test delle urine svela tumore iniziale

Uno studio modenese rivoluziona lo screening anticancro

Roberta Anderlini, Orville Raisi, Manuela Varani e Tommaso Trenti, artefici della scoperta

Roberta Anderlini, Orville Raisi, Manuela Varani e Tommaso Trenti, artefici della scoperta

Modena, 27 novembre 2015 - Una ricerca tutta italiana ha rivoluzionato la diagnosi delle malattie della vescica grazie a un test di uso comune, modificato opportunamente. Partendo da un comune esame delle urine, l'indagine è stata in grado di analizzare le cellule che si depositano sul fondo della provetta, selezionando i casi sospetti di tumore della vescica allo stadio precoce, e restituendo ai medici referti affidabili. Una innovazione di portata epocale, che potrà entrare a pieno titolo negli annali di storia della medicina. Un esame che si potrà applicare a grandi numeri, paragonabile al pap test per lo studio della cervice uterina, che ha salvato migliaia di vite umane.

La tecnica è stata messa a punto nel Dipartimento integrato di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica di Modena, diretto da Tommaso Trenti, e ha consentito di identificare negli ultimi tre anni 162 pazienti con neoplasia allo stadio iniziale. Diversamente non sarebbero venuti a galla. La diagnosi è stata poi confermata da ulteriori accertamenti in più del 90 per cento dei casi, consentendo di anticipare il trattamento chirurgico e farmacologico, e incrementare di conseguenza le prospettive di guarigione.

Lo studio, pubblicato sulle pagine di Chimica Clinica Acta, è stato condotto nel Laboratorio del Nuovo Ospedale S. Agostino Estense da Manuela Varani e Roberta Anderlini, e nel Laboratorio di Citodiagnostica dell’Ospedale di Mirandola, diretto da Orville Raisi. La novità della ricerca, spiegano i clinici, consiste nell'identificare nel sedimento urinario le cellule tipiche del tumore della vescica e conseguentemente anticipare la diagnosi. Lo screening è stato realizzato senza alcun costo aggiuntivo.

La pubblicazione è il riconoscimento della rilevanza della ricerca, ha affermato il direttore generale dell’Azienda sanitaria modenese. Per ottenere questo risultato è stata messa a punto nel corso degli anni una sofisticata tecnologia di indagine digitale delle immagini delle cellule. Una sorta di telepass delle vie urinarie, aggiungiamo noi, geniale nel modo in cui semplifica la raccolta dei campioni. Ed economico. I benefici superano di gran lunga i costi di produzione.

I laboratori modenesi raccolgono ogni anno oltre 9 milioni di esami, da 8 ospedali e 37 punti prelievo sparsi su tutto il territorio della provincia, un modello di automazione che ha fatto scuola. L’attività di citopatologia comprende il pap-test per le donne impegnate nello screening dei tumori del collo dell’utero, citologie urinarie oncologiche, agoaspirati della mammella, del polmone, del fegato, dei linfonodi ed esami citologici estemporanei, che vengono eseguiti nel corso degli interventi in sala operatoria.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale