Mercoledì 24 Aprile 2024

Verratti parla da leaderOriundi, Conte contro Eder

Alessandro Fiesoli Firenze DALLA VOGLIA matta di Verratti, all'autogol di Eder. La nazionale oscilla fra entusiasmi e certe tensioni, le seconde più nascoste dei primi, ed è un copione ricorrente a Coverciano. Cominciamo dai malumori. In questo caso a dare fastidio a Conte e ai dirigenti azzurri è stata l'intervista non autorizzata rilasciata da Eder, appena arrivato nel suo primo ritiro da oriundo, al quotidiano della sua città natale, in Brasile, il Diario Catarinense. Al collega brasiliano che lo ha intervistato via telefono, Eder, oltre ad attaccare Mancini («Sugli oriundi ha detto un'idiozia») ha ammesso di aver scelto l'Italia dopo aver capito che per lui non c'è spazio nella Selecao, con Dunga ct. «Vedo che chi ha lasciato il Brasile non viene preso in considerazione per la nazionale», ha detto. UNA VERITÀ che imbarazza, in giorni in cui resta accesa la discussione sull'opportunità di chiamare in azzurro giocatori nati in altri paesi, a maggior ragione dopo che Conte, lunedì in conferenza stampa, aveva garantito che la maglia azzurra non deve essere mai un ripiego. Nel caso di Eder, più che mai dopo questa intervista, la garanzia non c'è. Diverso il caso di Vazquez: l'argentino, con mamma padovana, ha sempre parlato con entusiasmo della nazionale, ancor prima di essere chiamato. Eder non si è presentato benissimo. Anche se in sua difesa è intervenuto Candreva: «Gli oriundi sono un valore aggiunto, ed Eder si è inserito molto bene nel gruppo». L'ENTUSIASMO è quello che sta vivendo soprattutto Verratti, al centro di questa lunga vigilia, in preparazione alla partita di sabato sera a Sofia, valida per le qualificazioni europee. Senza Pirlo e De Rossi, tocca a lui guidare la squadra. «Ben vengano pressioni del genere in nazionale, mi fanno sentire un giocatore importante». E' l'occasione per contendere il presente a Pirlo e per ipotecare un futuro già molto suo, dopo l'Europeo: «Mi piacerebbe rappresentare il simbolo di un ricambio generazionale in azzurro, ma sta soprattutto a noi giovani sfruttare le opportunità e dimostrarci all'altezza di campioni unici, come nel caso di Pirlo». Da Parigi, racconta di guardare senza nostalgie al calcio italiano, lui che è arrivato in nazionale senza aver mai giocato in serie A, catapultato subito al Psg: «Sto bene dove sono, anche se le attenzioni di Juve e Fiorentina mi fanno piacere, e seguo il campionato, anche con i miei compagni di squadra, vedo che per i giovani non c'è molto spazio, ma non me la sento di dare la colpa alla presenza di troppi stranieri, anche nel Psg i francesi sono pochissimi». Con lui, 22 anni, tre Champions in carriera («Sogno una finale con la Juve», a proposito), sabato, contro la Bulgaria, la gioventù andrà al potere. «L'importante è fare bene, ma ho capito che cosa si aspetta Conte da me, tatticamente è il migliore, ho le idee chiare, e sono pronto».