Mercoledì 24 Aprile 2024

Vengo anch'io

Andrea Cangini

Andrea Cangini

VENGO anch’io. No, tu no. Non è dato sapere se e fino a che punto Matteo Renzi abbia offerto il proprio sostegno attivo ai candidati del Pd impegnati nei ballottaggi. È invece piuttosto chiaro che, qualora vi fosse, l’offerta verrebbe cortesemente rifiutata. Nell’entourage di Beppe Sala si dice che il candidato sindaco di Milano «preferirebbe di no». A Torino chiudono il discorso ricordando che il premier «è già venuto a sostenere Fassino in vista del primo turno». Ed è bastato. Nei giorni scorsi Renzi è andato anche a Ravenna e secondo gli uomini del candidato Michele De Pascale quella visita ha provocato una perdita di consensi. Il più esplicito è stato il bolognese Virginio Merola. «Renzi tornerà in città?», gli hanno chiesto. «Abbiamo già il problema di Salvini che continuerà a stare qui...», è stata la risposta. Risposta a dir poco sprezzante.

E ANCHE spiazzante: che un sindaco uscente del Pd metta il segretario del proprio partito sul piano del leader del partito a lui più ostile e consideri una sua possibile visita come un vulnus all’armonia cittadina non s’era davvero mai visto prima. Ora, è piuttosto evidente che la luna di miele tra Renzi è il Paese è finita. Come è evidente che il premier sta attraversando una fase calante, irta di difficoltà crescenti. Ma è davvero colpa di Renzi se per il Pd il primo turno delle amministrative è andato peggio del previsto? Magari, verrebbe da dire.

 

LA VERITÀ è che il potere di condizionamento dei leader nazionali sulla politica locale non è più quello di un tempo. La scesa in campo di Berlusconi a Roma ha portato ad Alfio Marchini un pugno di voti, ammesso che non gliene abbia fatti perdere. Le candidate grilline a Roma e a Torino sono andate bene nonostante il disimpegno di Beppe Grillo. Mentre il pressante impegno di Matteo Salvini a Bologna non ha fatto della leghista Lucia Borgonzoni una candidata davvero competitiva. Le appartenenze politiche contano sempre meno. Gli umori degli elettori sono sempre più mutevoli. Mai come oggi le elezioni amministrative dipendono dalle dinamiche locali.

 

BANALMENTE: a vincere sono i candidati che convincono. Punto. La loro provenienza politica e la credibilità del leader che hanno alle spalle svolgono un ruolo ormai secondario. Ingiusto, dunque, attribuire al premier Matteo Renzi un’influenza negativa sul voto di domenica scorsa. Corretto invece attribuirla al segretario del Pd Renzi Matteo, colpevole di aver trascurato l’importanza del partito, il suo radicamento territoriale, la qualità delle sue classi dirigenti locali. Ma questo è un altro discorso. Resta il fatto che, a torto o a ragione, si sta facendo largo persino tra i ranghi democratici l’idea che il premier si sia trasformato in un re Mida al contrario. In vista del referendum di ottobre non è un buon segnale.