Corvi in Vaticano, caccia ai complici. La Chaouqui ancora sotto torchio

Il Pontefice alla messa: serpenti velenosi attaccano il popolo di Dio SPESE FOLLI IN VATICANO - Cardinali tra super ville e spese folli, ma dallo Ior solo spiccioli ai poveri

Francesca Chaouqui e il post su Facebook

Francesca Chaouqui e il post su Facebook

CITTÀ DEL VATICANO, 4 novembre 2015 - VA AVANTI a rullo battente la nuova inchiesta sui corvi vaticani, con cui gli inquirenti d’Oltretevere stanno facendo luce sulla sottrazione e la fuga dei documenti riservati della Santa Sede. Mentre monsignor Lucio Vallejo Balda, il prelato dell’Opus Dei con un incarico di numero due alla prefettura degli Affari economici (organismo di fatto in via di estinzione), continua a trascorre i suoi giorni in cella nella caserma della gendarmeria, ieri Francesca Immacolata Chaouqui, rimessa in libertà due giorni fa dopo essere stata anche lei arrestata, è tornata ieri in Vaticano con l’avvocato difensore Giulia Bongiorno, per rilasciare una nuova, lunga deposizione.

DIVERSE ore sotto il torchio degli uomini della gendarmeria, per fornire ulteriori elementi utili alle indagini, confermando la sua piena collaborazione. La pierre ed ex componente della commissione di studio sulle finanze vaticane, di cui Vallejo Balda era segretario, continua comunque a proclamare la sua innocenza. «Non sono un corvo, non ho tradito il Papa. Non ho mai dato un foglio a nessuno. Mai a nessuno», assicura su Facebook.

Gli inquirenti guidati dal comandante della gendarmeria Domenico Giani hanno intanto sentito ieri persone informate sui fatti, in particolare dei laici, al fine di circostanziare e contestualizzare meglio le prove finora raccolte, già comunque ritenute «schiaccianti». Ma l’inchiesta, che potrebbe veder allargarsi il giro degli indagati, non si arresta anche in vista dell’uscita in contemporanea, domani, dei due libri in cui sono finiti i documenti incriminati, ‘Avarizia’ e ‘Via Crucis’, e le cui anticipazioni choc sugli scandali finanziari nella città-Stato stanno già facendo il giro del mondo.

Il Vaticano ha annunciato chiaramente che non intende assistere passivamente, ventilando «ulteriori provvedimenti» tramite la «cooperazione internazionale». Gli sviluppi dell’inchiesta e gli arresti di questi giorni hanno molto «amareggiato» Papa Francesco. Chi ha potuto parlargli durante la nuova bufera Vatileaks, lo ha descritto «molto dispiaciuto», ma sempre con «la capacità di reagire e guardare positivamente avanti». Francesco, insomma, non intende affatto mollare. Il dispiacere non è demoralizzazione. E anche sui progressi delle indagini e sulle misure messe in atto ha dato la sua approvazione proprio perché non bisogna recedere dalla necessità di fare chiarezza e pulizia. «Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: andiamo avanti con serenità e determinazione», ha twittato ieri sera uno dei suoi principali collaboratori, il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu. Ieri, davanti a mezza curia durante la messa in San Pietro per i cardinali e vescovi defunti nell’ultimo anno, Francesco ha commentato l’episodio dei «serpenti velenosi» che nel deserto «attaccavano il popolo in cammino».

«GLI ISRAELITI morsi dai serpenti – ha scandito –, rimanevano in vita se guardavano il serpente di bronzo che Mosè aveva innalzato su un’asta: un serpente salvava dai serpenti». La «stessa logica», ha ammonito «è presente nella croce» di Cristo. L’odio, in altre parole, si vince con l’amore. E a manifestare quanto a colpirlo nella nuova vicenda dei corvi sia soprattutto il tradimento verso il servizio, ha fatto riferimento al ruolo dei pastori sottolineando che «chi serve e dona sembra un perdente agli occhi del mondo», ma «chi serve salva». «Al contrario – ha sentenziato –, chi non vive per servire, non serve per vivere».