Venerdì 19 Aprile 2024

Utili nemici e vecchi tabù

AGLI INIZI del Novecento, Filippo Tommaso Marinetti, artista incandescente e politico veemente, convinse il direttore del settimanale ‘In Galleria’, Luciano Remo, ad attaccarlo sul piano personale con ogni pretesto: «Scriva tutte le cose peggiori…», fu la supplica. Ma più della supplica poté la garanzia dell’acquisto settimanale di duemila copie del giornale. Remo, uomo svelto a far di conto, non ci pensò su neanche un attimo: numero dopo numero, le migliori firme del suo giornale s’avventarono alla giugulare dell’inventore del Futurismo e, numero dopo numero, la popolarità di Marinetti ne beneficiò di conseguenza. In politica i nemici sono fondamentali. Necessari, utilissimi. I nemici servono a identificare gli amici, a darsi un’identità, ad ingaggiare battaglia. Perché il politico, al pari del soldato, vive e prospera solo quando si incrociano le spade. Non risulta che Matteo Salvini abbia dovuto supplicare, né tantomeno pagare, i sinistri capipopolo che venerdì e sabato si sono mobilitati per impedire alla Lega di manifestare a Roma. Gli hanno dato una mano e l’hanno fatto gratis.

PIÙ L’HASHTAG #maiconsalvini si diffondeva, più la manifestazione leghista assumeva d’importanza agli occhi dei media e dei suoi stessi militanti. Persino Flavio Tosi, che del leader leghista è il principale avversario interno, s’è sentito in dovere di partecipare. Risultato: la marcetta leghista su Roma è stata un successo. Un successo di pubblico e un successo di critica. Critica militante, s’intende. Critica «antifascista». Situazione in effetti bizzarra. Ricordiamo tutti che quando Bossi era ancora ferocemente «padano», e in quanto tale irriducibilmente «secessionista», Massimo D’Alema elevò la Lega a «costola della sinistra». Ora però che la Lega s’è affrancata dal Verbo antiunitario, agli occhi della sinistra è diventata una minaccia per la democrazia. Il motivo? E’ alleata con i «fascisti del Terzo millennio» di CasaPound. Bah, davvero fragile questa nostra democrazia se basta qualche centinaio di militanti poundiani a minacciarne la stabilità...

EPPURE, quando il centrosinistra prodiano portò in Parlamento esponenti dei centri sociali a nessuno venne in mente di paventare l’imminente sovversione dell’ordine costituito. Alleanze tattiche con frange massimaliste non del tutto refrattarie alla violenza politica le hanno fatte in molti. Ma non tutti sono stati perciò messi all’indice. Che poi, a dirla tutta, non c’è davvero alcuna differenza tra quel che dicono sull’Europa, sulle banche e sull’attuale modello capitalista Matteo Salvini e i suoi arditi contestatori. Potrebbero marciare uniti, forti di una piattaforma politica attuale. Invece gli estremi non si toccano. La sinistra antagonista preferisce infatti onorare il vecchio totem antifascista, assecondare tic usurati, rinverdire antichi tabù. Perciò, come farebbe Filippo Tommaso Marinetti, Matteo Salvini, sentitamente, ringrazia.