Usa-Cuba, Raul Castro potrebbe andare da Obama. Sulla svolta c'è l'ostacolo Congresso

Il cardinale Parolin: "Lui ha preso anche questa iniziativa di scrivere ai due presidenti per invitarli a superare le difficoltà esistenti fra i due Paesi e trovare un punto di accordo"

Combo: Raul Castro, Papa Francesco, Barack Obama

Combo: Raul Castro, Papa Francesco, Barack Obama

Città del Vaticano, 18 dicembre 2014 -  Gli Stati Uniti non escludono una visita del leader cubano Raul Castro alla Casa BiancaE sulla svolta storica nei rapporti Usa-Cuba si pronuncia il Vaticano. Merito di Papa Francesco, assicura il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin: "Il ruolo di Papa Francesco è stato determinante, proprio perché lui ha preso anche questa iniziativa di scrivere ai due presidenti per invitarli a superare le difficoltà esistenti fra i due Paesi e trovare un punto di accordo, un punto di incontro". Un impegno, da parte della Chiesa, di lunga data: dal messaggio di Giovanni XXIII ai viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e che ora, grazie a Bergoglio, ha dato i suoi frutti.

Parolin ha sottolineato che "questo sarà un ulteriore passo che aiuterà la Chiesa a svolgere sempre meglio la sua funzione all'interno della società cubana per la costruzione di una realtà sempre più solidale e che aiuterà la Chiesa a portare il suo contributo anche all'intera società cubana". 

"Ho sentito che hanno suonato le campane a Cuba - ha aggiunto - per questo, quindi vuol dire che anche la Chiesa ha partecipato in maniera gioiosa a questo avvenimento". Parolin ha poi sottolineato che "è un buon segno, una buona notizia in mezzo a tante notizie del mondo di oggi che sono piuttosto di segno contrario. Ci dice - ha continuato - che è possibile quello che i Papi in generale e Papa Francesco in particolare hanno sempre detto e su cui hanno insistito: è possibile arrivare a capirsi; è possibile arrivare a comprendersi; è possibile arrivare a collaborare e a trovare anche delle strade di uscita dalle difficoltà che ci separano".

L'OSTACOLO CONGRESSO - Gli Stati Uniti riapriranno l'ambasciata all'Avana, che è chiusa dal 1961, e allenteranno alcune sanzioni imposte a Cuba, come per esempio le restrizioni sui viaggi, sulle rimesse e sul trasporto di sigari. L'embargo economico resta però in vigore: è su questo che Obama intende avviare un dibattito con il Congresso perché spera di riuscire a eliminarlo. Da solo infatti non ha il potere di rimuoverlo.

GUANTANAMO NON SI TOCCA - Il disgelo tra Stati Uniti e Cuba non influenza le attività della base militare americana nella baia cubana di Guantanamo, "non si cambia, andiamo avanti con le nostre normali operazioni e il personale militare resta nella base", ha detto il tenente colonnello Myles Caggins, portavoce del Pentagono per le politiche dell'emisfero occidentale. 

LA SVOLTA SULLA STAMPA USA - I quotidiani americani analizzano l'accordo tra Barack Obama e Castro in chiave economica e politica e danno voce alle aspre contestazioni che arrivano soprattutto dalla comunità cubana in Florida. Il Washington Post affronta il tema del "nuovo terreno di scontro politico" che si è aperto a Washington dopo lo storico annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche. Il New York Times, oltre a ripercorrere le tappe del negoziato segreto che hanno portato alla chiusura dell'accordo, pone l'accento sulle aspettative economiche e politiche per il popolo cubano. Il Los Angeles Times analizza il riavvicinamento Usa-Cuba come una strategia per erodere l'influenza di Mosca e isolare sempre piu' la Russia. A caldo, subito dopo i discorsi di Obama e Castro, si erano levate critiche bipartisan da parte di alcuni senatori e deputati repubblicani e democratici che avevano duramente attaccato il presidente americano, accusandolo di aver concesso "tutto" al brutale regime di Castro e aver ottenuto in cambio "troppo poco". Il giorno dopo, le critiche a Obama sono arrivate dal sindaco di Miami sulle colonne del Miami Herald: il repubblicano Tomas Regalado ha promesso battaglia e ha assicurato che non consentirà l'apertura di un consolato in città. "Un consolato qui sarebbe un errore perché creerebbe problemi di sicurezza", ha sottolioneato Regalado, figlio di un giornalista che trascorse 22 anni in un carcere cubano.

IL SOSTEGNO DI HILLARY - Hillary Clinton esprime soddisfazione per lo storico riavvicinamento degli Usa a Cuba. "Nonostante le buone intenzioni, la nostra politica di decenni di isolamento ha solo rafforzato la presa del regime di Castro sul potere", ha scritto in una nota, in cui afferma: "Sostengo la decisione del presidente Obama di cambiare corso alla politica su Cuba, mantenendo il focus sul nostro principale obiettivo, sostenere le aspirazioni del popolo cubano per la libertà". E ancora: "Sono molto sollevata dal ritorno negli Usa di Alan Gross", scrive la Clinton, ricordando che come segretario di Stato aveva "spinto per il suo rilascio e sono rimasta in contatto con la sua famiglia", e allo stesso tempo aveva cercato "una nuova direzione per Cuba. Come ho detto il modo migliore per portare cambiamenti a Cuba è esporre il suo popolo ai valori, all'informazione e al conforto materiale del mondo esterno".