Giovedì 18 Aprile 2024

Uruguay, Mujica lascia la presidenza. Per l'ex tupamaro un documentario: “L'ultimo eroe”

Lo comincerà a girare proprio in questi giorni Emir Kusturica. Gli succede Tabaré Vazquez

 Jose Mujica (AFP)

Jose Mujica (AFP)

Montevideo, 28 febbraio - A pochi mesi dal compimento dei suoi 80 anni, che festeggerà il 20 maggio, Josè “Pepe” Mujica, il presidente ex guerrigliero, lascia domenica 1° marzo la guida dell'Uruguay, dove non è previsto un secondo mandato consecutivo per l'inquilino  del palazzo di Plaza Independencia, che l'ex tupamaro avrebbe facilmente confermato, visto che  la sua popolarità nel paese è ben oltre il 60 per cento nei sondaggi. Gli succederà, con una manifestazione nella stessa piazza dove sorge il palazzo presidenziale, il collega di partito (ma non certo amico) Tabaré Vazquez: una alternanza nel Fronte Ampio che era in pratica già decisa: Vazquez è stato presidente prima di Mujica e ora riprende quel posto, ma mentre “Pepe” ha una provenienza guerrigliera e comunista, Vazquez, oncologo di fama mondiale, è sicuramente più moderato e infatti ha lanciato una serie di promesse agli oppositori conservatori per poter scrivere insieme “pagine decisive per l'Uruguay”. 

Mujica è stato di Vazquez per tre anni ministro dell'Agricoltura, dell'Allevamento e della Pesca, ma si allontanò dal precedente governo perché non era completamente d'accordo con le politiche sociali del cattedratico, lui proveniente dalla fascia più debole della popolazione e nella stessa rimasto come “presidente più povero del mondo”, mai andato ad abitare nel palazzo presidenziale e sempre alla guida della sua vecchia auto e in fila negli ambulatori pubblici.

Il carisma di Mujica è addirittura maggiore all'estero: è popolare ovunque e alcune delle sue battaglie, come l'aborto e la liberalizzazione della droga leggera, sono state prese ad esempio in molti paesi del mondo. Gli amici più stretti di Vazquez però non gli hanno perdonato il mancato completamento di alcune delle riforme che aveva ostentato alla sua elezione, come quella della educazione pubblica. Vazquez da questa vuole ripartire, ma di certo l'ex guerrigliero sarà difficile da dimenticare.

Al passaggio di consegne riceverà in piazza la bandiera nazionale, ma lui stesso ha pregato gli amici e compagni di non “rendergli omaggio”, anche perché non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalla politica attiva, dopo una vita  spesa per battere la dittatura militare e poi per fare vincere le idee di sinistra: tredici anni di galera non si dimenticano in cinque di presidenza. Sarà in Parlamento a guidare la coalizione di governo, sperando  in cuor suo che Vazquez non si dimostri troppo moderato e non voglia smantellare per  prima cosa la liberalizzazione della marijuana, contestata in alcuni discorsi della campagna elettorale. Sarà una dura lotta a livello di immagine fra i due presidenti e gli uruguaiani sperano solo che da questa concorrenza non nasca un'involuzione del piccolo stato sudamericano, ancora alle prese con problemi economici seri, pur se migliorati radicalmente negli ultimi anni. Mujica rimane nell'immaginario collettivo il simbolo del popolo uruguagio e in un sinistra radicale la realizzazione del potere “buono”, tanto che alla consegna della bandiera nazionale sarà presente Emir Kusturica che ha deciso di dedicare un documentario, che comincerà a girare proprio nella occasione, al “presidente povero” con un titolo eloquente: “L'ultimo eroe”. 

di Riccardo Jannello