Giovedì 18 Aprile 2024

Uranio impoverito, 334 morti e 3.670 malati

Il caso scoppiò negli anni '90 per l'impiego dei nostri militari in Bosnia e Kosovo. ma casi ci furono anche dopo la Somalia, e in casa nelle servitù militari della Sardegna

Un proiettile all'uranio impoverito (Ansa)

Un proiettile all'uranio impoverito (Ansa)

Cagliari, 20 maggio 2016  - Più di quindici anni 15 anni di morti, denunce, processi, manifestazioni di piazza e commissioni d'inchiesta, per lottare contro l'uranio impoverito e i malati che tornarono dalla missione Nato nei Balcani. Ma nulla di nuovo, in realtà il Pentagono aveva stabilito la pericolosità dell'utilizzo dei proiettili all'uranio già nel 1978 e nel 1994 aveva informato l'alleato italiano con un'apposita direttiva. 

Il prezzo del massiccio impiego, alla fine degli anni '90, di militari italiani in Bosnia e Kosovo, molti erano del Sud Italia e e dalla Sardegna, costò caro a molti di quei ragazzi. Diversi soldati furono colpiti da leucemia e  si ammalano al rientro dalle missioni e tra questi il caporal maggiore Salvatore Vacca, deceduto in un'ospedale di Cagliari nel 1999 in seguito a una grave forma di leucemia. 

Altri seguirono mentre montavano le polemiche, le inchieste e le richieste di una chiara informazione sull'utilizzo dei micidiali proiettili. I comandi italiani venivano accusati di non aver preso nelle debita considerazione gli avvertimenti del Pentagono e di aver esposto i nostri soldati al rischio di contrarre gravi forme di tumore. 

Finora si contano 334 morti riconducibili all'uranio impoverito e 3.670 malati. Dalle inchieste è emerso che i militari impegnati all'estero - non solo nei Balcani ma anche in Somalia - pur trovandosi nelle zone a rischio, non utilizzavano le necessarie misure di protezione: talvolta operavano vestiti con magliette o calzoncini corti mentre i militari Usa, che probabilmente erano informati sui pericoli, vestivano tute, maschere e occhiali che non lasciavano scoperto neanche un centimetro di pelle. 

Dopo i casi dei reduci delle missioni nei Balcani e in Somalia sono emersi anche quelli dei militari nei poligoni. Anche qui la Sardegna ha pagato il tributo più pesante con gran parte del suo territorio gravato dalle servitù militari. Una commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito del Senato, nel maggio del 2012, aveva consigliato di interrompere l'attività a Capo Teulada e Capo Frasca mentre, per quello interforze del Salto di Quirra, al centro di un'indagine della procura di Lanusei per disastro ambientale, aveva evidenziato la necessità di una "bonifica radicale".