Giovedì 18 Aprile 2024

Una lista fuorilegge

Stefano Ceccanti

DAL PUNTO di vista giuridico costituzionale ci sarebbe ben poco da dire, senza necessità di scendere nei casi personali delle persone coinvolte. C’è infatti una questione pregiudiziale. La presidente Bindi, con questa sorta di lista di proscrizione, ha agito fuori dalla legge e contro la legge. Lo scarno codice di autoregolamentazione, approvato tradizionalmente dall’Antimafia, limita strettamente all’articolo 4 il ruolo di monitoraggio dell’Antimafia all’«ambito dei poteri ad essa conferiti e dei compiti previsti dalla legge istitutiva». Sin qui, non a caso, nessuna delle Commissioni precedenti si era spinta fino a diramare una lista di questa natura; e questa assenza di precedenti già dice molto sui problemi di legittimità.

Ma ancor di più, come aveva già sottolineato Luciano Violante, il tempo scelto per renderla nota finisce col negare anche il diritto di replica sancito dall’articolo 3. Infatti, si tratta di un codice di autoregolamentazione, che non casualmente è concepito come derogabile per non affidarsi a una sorta di infallibilità delle procure: ai partiti si richiedono dei limiti in più rispetto a quelli previsti dalle leggi su incandidabilità e ineleggibilità, quelli sì inderogabili, ma se vogliono possono anche discostarsene a patto che lo motivino. Se invece, a ridosso del voto, si produce una lista di questa natura e non si dà il diritto di replica, il monitoraggio e l’autoregolamentazione cambiano natura: diventano impositivi e non più persuasivi, oltre e contro quanto previsto dalle norme. Si estenderebbero surrettiziamente le tipologie di ineleggibilità e incompatibilità che debbono invece essere tassativamente delimitate dalla legge perché si tratta di limitazioni a un diritto politico fondamentale.

CHIARITA questa pregiudiziale, la questione è quindi chiara: si tratta di una decisione illegittima in cui, in un cortocircuito col potere giudiziario, l’istituzione parlamentare è utilizzata a fini di lotta politica dentro un partito. Con possibili ricorsi da parte dei candidati coinvolti e altrettanti dubbi sulla regolarità delle elezioni. Una brutta pagina nella storia del Parlamento.