Venerdì 19 Aprile 2024

Turchia, la rivolta dei sorrisi. Scatta il divieto, controffensiva sul web

Il ministro turco ha chiesto alle donne di non ridere in pubblico per preservare la loro morale

Foto Twitter

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Istanbul, 31 luglio 2014 - Espressioni di gioia appena accennata o risate aperte. A casa o in strada. Su un volto solo o su quello di un gruppo di donne. E' una censura silenziosa, portata avanti a suon di fotografie, scattate e postate ora dopo ora sui social network invisi al governo conservatore che li vorrebbe chiudere. Continua su Twitter e Facebook la protesta dei sorrisi. Le donne turche hanno risposto così all'esternazione choc del viceministro di Istanbul, Bulent Arinc, braccio destro del premier Erdogan, che in piena campagna elettorale (le presidenziali sono fissate al 10 agosto) ha acceso una mobilitazione enorme a cui stanno prendendo parte donne da tutto il mondo: “La donna saprà quello che è peccaminoso e quello che non lo è. Non riderà in pubblico”, ha detto lunedì scorso l'esponente dell'Akp. 

Parole che hanno scatenato un vespaio di polemiche. “Un uomo dovrebbe avere moralità ma dovrebbero averla anche le donne, dovrebbero sapere ciò che è decoroso e ciò che non lo è”, ha dichiarato Arinc in un discorso ufficiale per la fine del Ramadan. Da qui la pioggia di foto di volti sorridenti che a due giorni dalla vicenda non si è ancora arrestata. Gli hashtag #kahkaha (#risate) e #direnkahkaha (#resistererisate) sono diventati improvvisamente virali. Ma il ministro non si è scomposto e, parlando in tv, ha voluto fare altre riflessioni sui “principi generali della morale”. “Ci sono delle donne che partono per le vacanze senza il marito e altre che non riescono a trattenersi all'aggrapparsi a una barra verticale”, ha tuonato stavolta il ministro turco contro le ballerine di pole-dancing che si esibiscono danzando nei locali. “Certo – ha aggiunto  -, ciascuno vive come vuole e io non sono in collera, ho solo pietà di voi”. 

L'Akp in Turchia, il partito della giustizia e dello sviluppo, è accusato dai suoi critici di cercare di erodere la rigida separazione tra religione e Stato, alla base della repubblica fondata da Mustafa Kemal Ataturk. Ma le tensioni sono tutt'altro che latenti.