Martedì 23 Aprile 2024

Strage di Tunisi, un nuovo video mostra l'attacco dei terroristi al Bardo / GUARDA LE IMMAGINI

Nel video, ripreso dalle telecamere interne al Bardo, i killer camminano armati per il museo. Alcune foto mostrano la cintura da kamikaze indossata da uno dei due assalitori. Intanto svolta da parte dei servizi sicurezza in Tunisia, via i responsabili della capitale e delle frontiere.

Immagini dal video dell'attacco al museo Bardo di Tunisi (Ansa)

Immagini dal video dell'attacco al museo Bardo di Tunisi (Ansa)

Tunisi, 21 marzo 2015 - Le autorità tunisine hanno diffuso stasera un nuovo video choc, in parte tratto dalle telecamere di sorveglianza, in cui si mostrano i due killer in azione al Museo del Bardo di Tunisi mercoledì. I due camminano nelle sale del museo armati, sparando col kalashnikov. A cadere sotto i colpi 20 turisti stranieri - tra i quali quattro italiani - e una guardia tunisina. 

Il video, della durata di un minuto circa, è stato pubblicato dal ministero dell'Interno sulla sua pagina ufficiale Facebook. Inizia in una delle sale del museo. La registrazione riporta la data di mercoledì, alle 12.09 e qualche secondo. Si vedono i due uomini che camminano tranquilli nelle sale, armi alla mano, cappuccio rosso in testa uno, cappellino in testa l'altro. 

Poi le foto che mostrano dopo il loro cadavere. L'addome del primo corpo è cerchiato di rosso per mostrare quella che apparentemente è una cintura esplosiva. Il secondo è nel sangue. E' impossibile per entrambi distinguere il volto, piuttosto giovanile. Poi, un'altra telecamera di sorveglianza li mostra ancora vivi, ai piedi di una scala. Incrociano un uomo, che scappa. 

I due assalitori sono stati identificati in Jabeur Khachnoui, un liceale della regione di Kasserine (centro-ovest) e Yassine Laabidi, 27 anni, di Tunisi. L'attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico (Isis). I due attentatori, secondo le autorità tunisine, si sarebbero addestrati in Libia.

VIDEO - Attenzione, alcune immagini potrebbero urtare la sensibilità dei lettori

LA SVOLTA NEI SERVIZI DI SICUREZZA TUNISINI  - Svolta ai vertici dei servizi di sicurezza della Tunisia a tre giorni dall'attentato al museo del Bardo. Nelle ultime ore il ministro dell'Interno, Mohamad Nayem Garzalli, ha sostituito i responsabili di 10 dipartimenti di sicurezza e distretti della capitale "ritenuti sensibili", come riferiscono fonti ufficiali a EFE. Sostituito anche il capo della direzione generale per le Frontiere, dopo che è emerso che gli autori del massacro di mercoledì, in cui sono morte 23 persone fra cui 20 turisti e che è stato rivendicato dallo Stato islamico (ex Isil o Isis), erano entrati in Tunisia clandestinamente dalla Libia a dicembre scorso. Inoltre il responsabile dell'Interno ha ordinato l'apertura di un'indagine esaustiva per chiarire per quale motivo al momento dell'attacco non ci fossero guardie di sicurezza né all'ingresso del Parlamento né nel parcheggio del museo.

ESPERTO: SERVONO PIU' AGENTI, MIGLIORE FORMAZIONE E MIGLIORE INTELLIGENCE. Il rimodellamento dei servizi di sicurezza, secondo esperti consultati da EFE, è fondamentale per evitare che il jihadismo presente alle frontiere della Tunisia riesca a radicarsi nel Paese e minacci la democrazia che è stata faticosamente affermata con attentati come quello al museo del Bardo. "Misure di questo tipo vanno bene", dice a Efe Naser al-Hani, avvocato tunisino esperto di terrorismo jihadista, "ma è necessario un rimodellamento assoluto sia nei servizi di sicurezza sia nella strategia usata nella lotta contro il terrorismo". "Servono investimenti in nuovi equipaggiamenti, più personale e soprattutto una migliore formazione per gli agenti", aggiunge l'esperto, che ha vissuto in Algeria negli anni della guerra fra l'esercito algerino e i radicali islamici. "Attualmente ci sono 3mila persone dedicate alla lotta contro il terrorismo in tutto il Paese. Mancano risorse umane ma anche tecniche. Servono una tecnologia più avanzata e, soprattutto, un miglior lavoro di intelligence", ha sottolineato. "C'è bisogno di una pulizia interna, una vera rivoluzione in seno all'esercito e ai servizi di intelligence", ribadisce al-Hani.

NEGLI ULTIMI ANNI ENTRATI MOLTI ISLAMISTI IN FORZE SICUREZZA. Dello stesso avviso un membro dei servizi segreti, che parlando a condizione di mantenere l'anonimato ha mosso critiche al reclutamento di agenti fatto degli ultimi anni. A suo parere durante gli anni della transizione in cui è stato al governo il partito Ennahda, nelle forze di sicurezza sono entrate molte persone "con una formazione scarsa" e "sono entrati anche molti islamisti che non avevano un vero impegno nel processo democratico". "È anche necessario che ci sia una maggiore collaborazione con i Paesi vicini, in particolare con l'Algeria. Bisogna mettere al sicuro la frontiera con la Libia e collaborare anche con l'Europa", aggiunge l'agente. Poi conclude: "Siamo esempio di democrazia, ora dobbiamo dimostrare anche che siamo capaci di finirla con i violenti". 

GLI ATTENTATORI DEL BARDO ERANO ENTRATI DALLA LIBIA A DICEMBRE. L'attacco di mercoledì al museo del Bardo, secondo la versione del governo, è stato opera di due jihadisti tunisini che erano schedati e di cui si seguivano le tracce da quando a dicembre scorso sono entrati di nascosto nel Paese dalla Libia. Le autorità però non li consideravano particolarmente pericolosi. Il padre di uno di loro mercoledì ha ammesso poco dopo l'assalto che il figlio era andato via di casa tre mesi prima e che l'ultima notizia che aveva avuto di lui era che si era recato in Siria o in Iraq per unirsi allo Stato islamico. 

DALLA TUNISIA 3MILA COMBATTENTI DELL'ISIS IN SIRIA E IRAQ. Stando a fonti dell'antiterrorismo, dalla Tunisia partono il maggior numero di jihadisti per Siria e Iraq. Sono circa 3mila i volontari tunisini partiti per i due Paesi e si ritiene che 500 siano rientrati: di questi, una parte sono stati incarcerati, ma molti atri vivono liberi, principalmente in quartieri poveri alla periferia della capitale come Sidi Bechir, vicino al museo attaccato, e hanno l'unico obbligo di presentarsi regolarmente in commissariato. Altri volontari tunisini combattono invece tra le file del ramo libico dello Stato islamico, per esempio come il comandante morto in battaglia a Sirte questa settimana. 

IL TERRORISMO NELLA REGIONE DI KASSERINE VICINO CONFINE ALGERIA. Dentro il territorio tunisino, inoltre, diverse centinaia di jihadisti sono trincerati nella regione di Kasserine, un'area di montagna vicino alla frontiera con l'Algeria, in cui sono concentrati i radicali provenienti da diversi Paesi del Sahel. Si tratta del territorio di Ansar al-Sharia, gruppo radicale locale che non si è unito all'Isis ma che mantiene legami stretti con al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e che lo scorso 18 febbraio ha ucciso quattro agenti della Guardia nazionale tunisina in un attentato contro un posto di blocco.