Mercoledì 17 Aprile 2024

Tour, Nibali pronto all'ultima settimana: "Sto realizzando il mio sogno di bambino"

Il capitano dell'Astana: "Il mio è un sogno che non è iniziato a Leeds, ma tanti anni fa, quando da bambino in Sicilia ho deciso di salire in bicicletta"

Vincenzo Nibali (Ansa)

Vincenzo Nibali (Ansa)

Parigi, 21 luglio 2014 - «Di aver vinto il Tour ve lo dirò a Parigi. Non prima». Seduto nel giardino dell’albergo a due passi da Carcassonne, tranquillo come se ad aspettarlo fosse un the con gli amici e non l’esame dei Pirenei, Vincenzo Nibali affronta i giornalisti con la stessa serenità che lo ha accompagnato in queste due settimane da padrone. E’ il giorno di riposo di una corsa arrivata alla settimana decisiva: dopo un paio d’ore in bici per non perdere il ritmo, il signore in giallo si concede al bombardamento di domande. Nibali, come fa a restar sempre così calmo? «E’ il mio carattere. Sono sempre stato così, adesso ho anche la sicurezza di chi sta bene». Il Tour è già vinto? «Me lo chiedono tutti i giorni, ma non farò l’errore di pensarlo fino a domenica prossima. L’esperienza insegna che sarebbe una trappola: un anno fa tutti mi dicevano che Horner non avrebbe vinto la Vuelta e invece nell’albo d’oro c’è finito lui». Quando si è reso conto di poter fare un Tour da primattore? «Sin da subito: la vittoria a Sheffield nella seconda tappa mi ha dato la spinta per proseguire come sto facendo». Cosa l’attende? «Parigi è ogni giorno più vicina, ma resta ancora lontanissima. Ogni tappa nasconde le sue insidie. Dobbiamo essere attenti a controllare la corsa, alle fughe, al vento e alla pioggia, alle discese, a mantenere il vantaggio che è già molto buono, a mangiare per non andare in crisi, a gestirci nel migliore dei modi».  Continuano a farle notare che Contador e Froome non ci sono più... «E io continuo a ripetere di non aver tolto niente a nessuno. Sono venuto al Tour preparato al massimo, mi fatto trovar pronto fin dal primo giorno. Le cadute, purtroppo, fanno parte della corsa e io avevo già guadagnato una grossa fetta del mio vantaggio quando Froome e Contador erano ancora in corsa. In ogni caso, qui ci sono i migliori e con loro mi sto confrontando». Qual è stata finora la tappa più difficile? «Il tappone di Risoul, con Lautaret e Izoard. Ma davanti ne abbiamo altre tre che non è proprio il caso di sottovalutare». Qual è la chiave del suo successo? «Non sono solo i dati scientifici a spiegare il mio stato di forma, ma bisogna metterci cuore e anima in ciò che si fa. In questo Tour ho cercato di attaccare sempre, nelle tappe facili come in quelle più impegnative. L’aveva detto già Leonardo che i dettagli sono importanti, ma il cuore conta più di tutto». Quella attuale è la sua forma migliore? «La mia condizione è simile a quella che mi ha permesso di vincere il Giro un anno fa». Quanto tempo riesce a dedicare alla famiglia in questi giorni? «Poco: fra telefono e skype, un po’ alla mattina e un po’ di più prima di dormire, giusto il tempo di sentire mia moglie e vedere la bambina (Emma, quasi cinque mesi, ndr). In queste settimane devo restare concentrato sulla corsa, tanto so che prima o poi finirà a e tornerò a casa». Quanto pesa il tifo del pubblico francese? «Mi piace che sulle strade la gente mi applauda e urli il mio nome, ma non è da oggi che mi conoscono e tifano per me. Sanno bene chi è e da dove arriva Nibali». Quale messaggio sta lanciando ai giovani? «Il mio è un sogno che non è iniziato a Leeds, ma tanti anni fa, quando da bambino in Sicilia ho deciso di salire in bicicletta. Ho avuto la fortuna di trovare le persone giuste, che mi hanno fatto crescere nei tempi e nei modi giusti, senza inseguire vittorie a tutti i costi. E il messaggio che vorrei fare arrivare è questo: ragazzi, sceglietevi dei buoni maestri e abbiate pazienza, tanta pazienza». Quando ha capito di poter vincere il Tour? «Lo sogno da bambino, ma è stata la mia seconda avventura in Francia, nel 2009, quando mi piazzai settimo nella classifica finale, a dirmi che avrei potuto lottare per una grande vittoria. Da lì ho lavorato tanto e sono cresciuto, ho vinto un Giro, una Vuelta e... Per dire anche il Tour, aspettiamo la fine».