Venerdì 19 Aprile 2024

Torino, muore in casa sommersa dai rifiuti

Orrore nel quartiere vip. La donna aveva 68 anni, Sola e benestante, era scomparsa da mesi

Torino, donna morta tra i rifiuti (Ansa)

Torino, donna morta tra i rifiuti (Ansa)

Rosalba Grisoni, 68 anni, abitava a Torino in un bel palazzo sul Lungopo Antonelli, con vista sulla collina di Superga, in una zona molto apprezzata della città. Era estremamente riservata, con i vicini scambiava un saluto cortese ma fuggevole, casomai la notavano per quell’abitudine di uscire di mattina con sacchi della spazzatura vuoti e rientrare alla sera con gli stessi contenitori pieni di oggetti, probabilmente raccolti dai bidoni stradali. Possedeva vari immobili, tra Torino e il Lago Maggiore, e secondo quanto dice la madre era stata notaio. L’allarme vero e proprio lo danno il 13 luglio gli stessi inquilini, che da due mesi non riescono a trovarla per pagare l’affitto, e i vicini insospettiti dall’odore nauseante che filtra dall’appartamento.

I vigili del fuoco a fatica riescono ad aprire la porta bloccata da borse, valigie, oggetti e immondizia di ogni tipo. L’aria è irrespirabile, un pompiere entra bardato con la bombola di ossigeno. Ma per proseguire, lungo quelli che gli psichiatri in questi casi definiscono sentieri di capre , angusti camminamenti in mezzo a mucchi di ciarpame, bisogna sgomberare almeno in parte la casa. La burocrazia si inceppa, nessuno si assume la responsabilità di ordinare la bonifica, la porta viene richiusa. Finché la storia finisce sulla stampa e i vigili del fuoco decidono di intervenire. Entrano dalla finestra del sesto piano e trovano Rosaria Grisoni senza vita, sepolta sotto una montagna di alimenti scaduti accumulati negli anni. Morte naturale, è la prima definizione data dai soccorritori. Ma ci sarebbe da riflettere su quanto ci sia di naturale in una morte del genere. I casi degli accumulatori seriali, che si presentano a cadenza regolare in varie città anche d’Italia, ci sconcertano perché aprono uno squarcio su un mondo parallelo che stava accanto a noi, invisibile e tremendo, e di cui non ci siamo mai accorti. Case apparentemente rispettabili, o addirittura lussuose come in questo caso, dietro l’aspetto decoroso, nascondono vortici di ossessioni che rasentano la follia. Questo ci stupisce e ci spaventa: oltre ogni uscio può nascondersi l’indecifrabile - l’ordine visibile, addirittura prestigioso, può celare la sregolatezza più sfrenata.

Chi sono gli accumulatori? Di solito si tende a pensare a disadattati sociali, emarginati, nuovi o vecchi poveri che frugano nella spazzatura in cerca dell’indispensabile. Le ricerche mostrano invece che molti casi riguardano persone benestanti, e addirittura dotate di un quoziente intellettivo superiore.

I medici lo hanno battezzato disturbo da accumulo o disposofobia, e sembra che ne soffra addirittura tra il 2 e il 5% della popolazione. Gli studi hanno rivelato molte sfumature psicologiche che portano a una tale ossessione, ma il principale sembra proprio l’incapacità di privarsi di oggetti che prima o poi possono tornare utili.

Di solito si accumulano giornali e libri, ma c’è chi raccoglie oggetti senza importanza, o vera e propria spazzatura, per finire con chi colleziona animali, fino a possederne anche 40. Se non si trattasse di una vera malattia, potremmo considerare gli accumulatori come gli ultimi guardiani di antiche virtù: in un mondo usa e getta, in cui gli apparecchi vengono costruiti con uno standard di obsolescenza programmata, gli accumulatori seriali salvaguardano l’arcaico valore della conservazione. Purtroppo sono invece persone preda del demone dell’ammasso, in fuga dal terrore della perdita, che affonda in chissà quali traumi remoti. Morire sepolti in mezzo a cumuli di cianfrusaglie, un beffardo destino che affianca cose senza valore a quella più preziosa di tutte, la vita.