Il videogioco che porta la guerra nella realtà. "Lista d’attesa record"

Una battaglia a colpi di smartphone nel mondo reale, tra gli edifici, le piazze e i parchi della tua città. Questo è il gioco Father.IO, creato da una startup dal cuore italiano.

Videogioco di guerra

Videogioco di guerra

LUCCA, 13 APRILE 2016 - SE SIETE genitori e pensate che vostro figlio passi troppo tempo davanti ai videogiochi, aspettate a rimproverarlo. Può darsi che riesca a fare della sua passione un business. Francesco Ferrazzino, 39enne toscano, è uno dei fondatori di Proxy42, azienda produttrice di una app che ha già raccolto 300mila dollari in Rete e sta sbarcando sul mercato forte di un’idea innovativa: trasformare la realtà che ci circonda – edifici, colline, auto, alberi – in un campo di battaglia virtuale.

Come è nato il gioco Father.IO?

«Volevamo lavorare a un progetto in ‘realtà aumentata’, ma ci siamo accorti che il software non bastava, serviva una parte hardware».

E quindi servivano più soldi. 

«Abbiamo progettato questo laser tag, Inceptor, da fissare sugli smartphone, e abbiamo lanciato il crowdfunding in Rete». 

Cioè avete cercato finanziatori sul web. 

«Abbiamo raccolto 300mila dollari ed è nata la Proxy42, società americana con base a San Francisco e capitale in gran parte internazionale». 

Come funziona il gioco?

«C’è una parte di gioco strategico classico, con un’app che sarà scaricabile per tutti gratuitamente da quest’estate. E poi c’è il massive multiplayer: dotati di uno smartphone con installato il lasertag, ci si trova con gli amici in determinate zone della propria città e si organizzano scontri tra fazioni dove il campo di battaglia è l’ambiente circostante. Si ‘spara’ con il proprio cellulare».

E come si interagisce con le strade?

«La community si accorderà sul forum per trovarsi in piazze e parchi. Ogni zona manterrà le caratteristiche reali: se si conquista un’area con distribu di benzina, i carburanti della propria fazione aumenteranno, così come i punti vita si recupereranno più velocemente con gli ospedali. Il programma usa Openstreetmap, una sorta di Google Maps utilizzabile liberamente».

Quanto tempo ci avete messo a mettere su questa impresa?

«In questa avventura siamo quattro: due italiani, una colombiana e un indiano, abbiamo lavorato per circa due anni. Anche l’hardware è stato tutto sviluppato in Italia, con aziende e personale italiano. Nel mondo delle startup abbiamo molto da dire, con ingegneri e programmatori di altissimo livello». 

Mancano i capitali, però...

«Parte del nostro capitale è americano e francese. Voglio ricordare che la startup iniziale è nata grazie ad Angel investor del Trentino».

Perché tanti talenti emigrano? Cosa manca in Italia? 

«Dovremmo avere più coraggio, internazionalizzarci da subito, da noi il mercato del web è ancora molto limitato». 

Quanto contate di incassare con Father.IO? 

«Abbiamo 330mila persone in lista d’attesa per giocare, è una delle più lunghe del mondo. A Singapore ci sono già richieste per 500 laser tag (il costo sarà attorno ai 25 dollari). Ci sono esempi di videogiochi che combinano hardware e software, come Guitar Hero e Skylanders, che hannofatturato miliardi di dollari».