{{IMG_SX}}Roma, 21 aprile 2008 - Mappe intelligenti realizzate attraverso l'osservazione dallo spazio per prevenire i terremoti, ovvero dallo studio delle faglie sismogenetiche arrivare ad anticipare interventi finalizzati a limitare poi le conseguenze dell'eventuale terremoto.

 

Il risultato arriva dopo anni di studi effettuati da geofisici, geologi e ingegneri dell'INGV, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia diretto dal professor Enzo Boschi. Uno studio che ha permesso di definire - attraverso l'integrazione fra sistemi informativi geografici (Gis) e osservazioni satellitari - un modello per osservare le strutture geologiche che generano i terremoti ed anche i vulcani.

 

La conoscenza delle faglie sismogenetiche (cioè generatrici di terremoti), unita alla capacità di elaborare programmi informatici che si basano su sistemi informativi geografici (Gis), ha permesso di descrivere i movimenti delle faglie con un grande dettaglio spaziale. Questo sistema di modellizzazione dei movimenti delle faglie e il loro effetto di spostamento in superficie è stato integrato con i dati rilevati dall'alto dell'orbita terrestre dai satelliti specializzati, come per Ers (European remote sensing) e si è potuto constatare l'eccezionale correlazione tra il dato osservato e il modello matematico che riproduce la struttura sismogenetica in profondità.

 

Come questi studi possono essere utili per descrivere la pericolosità di una faglia e i suoi effetti sul territorio? Per Fawzi Doumaz, primo ricercatore Ingv e componente di un più vasto gruppo di scienziati che si dedicano a questo studio, innanzi tutto "dopo un sisma misuriamo gli effetti della faglia. Così abbiamo una visione reale che consente di valutare l'estensione dei danni. L'utilità è di misurare nello spazio, in maniera continua, gli spostamenti indotti dalla faglia al fine di produrre, grazie al Gis, mappe di spostamento".

 

Per elaborare i modelli di movimento delle faglie ci si basa, oltre che sui dati ottenuti per mezzo dei satelliti, anche su quelli ricavati direttamente con strumenti di monitoraggio geofisico al suolo. Infatti - spiega il ricercatore - si usano anche i dati Gps di alta precisione perchè in questo modo si effettua una verifica al suolo del dato misurato via satellite.

 

Oltre allo studio delle faglie, anche altre le applicazioni di interesse sociale dei sistemi informatici Gis adottati dall'Ingv. "I Gis - dice Doumaz - sono sistemi informatici territoriali per la cartografia digitale. Trasformano il dato in informazione fruibile tramite mappa. Abbiamo sviluppato uno strumento in ambiente Gis, il Dimot: è un'interfaccia grafica che introduce parametri di una faglia per elaborare un modello sintetico degli effetti in superficie. Facciamo combaciare il risultato con i dati satellitari per risalire ai parametri geometrici della faglia responsabile di un potenziale terremoto".