Martedì 23 Aprile 2024

La storia dello studente di 17 anni che ha corretto la Nasa

Nel corso di un progetto scientifico un giovane studente britannico ha scoperto un'anomalia nei dati raccolti dalla Nasa sulla Stazione Spaziale Internazionale

La Stazione Spaziale Internazionale (Foto: Irina Dmitrienko/Alamy)

La Stazione Spaziale Internazionale (Foto: Irina Dmitrienko/Alamy)

Miles Soloman è uno studente britannico di soli 17 anni, ma nel suo curriculum può già vantare di avere dato del filo da torcere agli scienziati della Nasa. Nel corso di un progetto scolastico che consentiva a lui e ai suoi compagni di avere accesso ad alcuni dati registrati sulla ISS, Soloman si è infatti accorto di un errore che era sfuggito all'agenzia spaziale americana. La quale, una volta messa di fronte all'evidenza, si è congratulata con il liceale. PICCOLI SCIENZIATI CRESCONO Soloman frequenta la Tapton School di Sheffield, un istituto che aderisce al TimPix project, un'iniziativa organizzata da IRIS (Institute for Research in Schools) in collaborazione con il CERN e la NASA. Il progetto permette agli alunni di fare pratica con l'analisi dei dati scientifici, prendendo in esame le informazioni riguardanti l'impatto delle radiazioni spaziali sugli esseri umani. Nello caso specifico, i dati sotto osservazioni erano stati raccolti durante i sei mesi di soggiorno dell'astronauta Tim Peake sulla Stazione Spaziale Internazionale. Le radiazioni a bordo della ISS vengono monitorate per mezzo dei rilevatori Timepix, che grazie a un computer inviano con regolarità le misurazioni sulla Terra. UN ERRORE RIPETUTO Scartabellando la mole di numeri riportati all'interno di un file excel, Soloman ha rilevato un'anomalia ricorrente. "Dove non c'erano radiazioni, avremmo dovuto aspettarci un'energia pari a zero", ha spiegato lo studente ai microfoni di BBC Radio. Il valore messo nero su bianco era invece -1. "La prima cosa che ho pensato è stata: non può esserci un'energia negativa. Ci siamo quindi resi conto che si trattava di un errore." HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA Insieme al suo insegnante di fisica James O'Neill, il diciassettenne ha scritto una mail alla NASA, che ha prontamente riconosciuto l'errore dando a sua volta la colpa all'algoritmo che si occupa dei calcoli. L'agenzia spaziale ha poi specificato di essere a conoscenza dell'inesattezza, ma che pensava potesse verificarsi al massimo un paio di volte all'anno. Al contrario, Soloman è riuscito a evidenziare che lo sbaglio si ripeteva più volte al giorno. "Non sto cercando di dimostrare che la Nasa ha sbagliato, né voglio dire di essere migliore, perché ovviamente non è così", ha concluso lo studente, "voglio lavorare con loro e imparare da loro".