Martedì 23 Aprile 2024

Il robot che si occupa del pit stop dei satelliti

Restore-L è un veicolo ideato dalla NASA per rifornire di carburante i satelliti rimasti a secco e allungare così la vita operativa di tecnologie che costano milioni di dollari

Restore-L in una ricostruzione della NASA (Foto: NASA)

Restore-L in una ricostruzione della NASA (Foto: NASA)

Che fine fa un satellite artificiale che termina il carburante? Attualmente va a ingrossare le fila dei rottami spaziali che orbitano intorno alla Terra. La NASA è però intenzionata a mettere fine all'epoca delle costosissime tecnologie usa e getta: in questi giorni ha preso il via il progetto che porterà alla costruzione di Restore-L, un robot capace di rimettere in pista i satelliti rimasti a secco, evitando così di mandare in fumo milioni di dollari per un inconveniente che è invece risolvibile con un intervento di mantutenzione. INGEGNERI AL LAVORO La costruzione del robot è stata affidata alla società privata Space Systems Loral (SSL) di Palo Alto, in California, con la quale l'agenzia spaziale americana ha da poco siglato un contratto da 127 milioni di dollari. Restore-L viene descritto come un veicolo spaziale che, grazie a un paio di bracci meccanici e una serie di altri strumenti, è in grado di agganciare un satellite in avaria e fornirgli il propellente necessario per continuare a svolgere il suo lavoro. PRONTO IN POCHI ANNI L'accordo tra Nasa e SSL prevede che Restore-L sia pronto per essere lanciato nello spazio nel 2020. La sua prima missione di prova potrebbe essere quella di rifornire il satellite Landsat-7, il cui compito è monitorare lo stato di salute del territorio statunitense per conto dell'US Geological Survey. SPAZZINO SPAZIALE Se non ci saranno intoppi la NASA ritiene che Restore-L potrebbe aprire la strada a vere e proprie stazioni di servizio spaziali. Un'ulteriore evoluzione del robot potrebbe inoltre essere utile per rimuovere i detriti che "inquinano" l'orbita spaziale, minacciando ad esempio la sicurezza della ISS.