Non chiamateli pirati dello streaming. "Film in Rete, sentenza storica"

Cancellata una sanzione di oltre mezzo milione di euro: il link è lecito

Pirateria

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Roma, 28 marzo 2017 - Non siamo alla fine del copyright e nemmeno alla libera pubblicazione di film in Rete, ma di certo Gemma Carlomusto, giudice del tribunnale di Frosinone, ha firmato una sentenza che sta facendo molto rumore e che potrebbe cambiare il concetto di pirateria in rete. Carlomusto ha annullato una sanzione di oltre mezzo milione di euro inflitta ai gestori di alcuni siti (filmakerz.org, filmaskers.biz, filmaker.me, cineteka.org) che riportavano link a siti esterni che permettevano di scaricare o vedere in streaming film pirata, messi cioè a disposizione da terzi e non dai titolari dei diritti d’autore. Il fatto che i siti inizialmente condannati ospitassero dei banner pubblicitari, ha detto in sostanza il giudice, non significa che guadagnassero denaro grazie ai film. La sentenza fa anche una distinzione fra lucro e risparmio di spesa e in qualche modo tutela e legittima il “file sharing” (lo scambio di documenti, filmati, brani musicali), circoscrivendo il concetto di pirateria. Fulvio Sarzana, l’avvocato che ha difeso i titolari dei siti, parla di sentenza storica.

Avvocato, perché è una sentenza storica?

"Perché finora casi analoghi erano stati affrontati in modo del tutto diverso. E’ una sentenza storica per tre motivi principali. Il primo è che stabilisce con precisione che il fatto di linkare a siti che mettono a disposizione opere protette dal diritto d’autore non è in sé illecito, perché l’illecito semmai è commesso da colui che mette quell’opera su Internet, come prevede la legge Urbani del 2005 che regola questa materia. La giurisprudenza finora estendeva in modo enorme la violazione. La sentenza dice che il link è una cosa diversa e che in particolari condizioni, come quello esaminato, può non essere un illecito. Secondo principio importante: il file sharing in sé, quindi la condivisione di file protetti dal diritto d’autore, se non accompagnato da attività lucrativa, dev’essere considerato lecito, ad esempio lo scambio fra soggetti privati tramite file Torrent, o anche nel caso di un portale, se questo mette in condizione soggetti privati di fare scambi. Il terzo principio, forse il più importante, riguarda la pubblicità: il fatto che un sito abbia dei banner, non implica automaticamente che l’introito sia collegato a un’eventuale violazione del diritto d’autore che avviene sul sito di un terzo. Il collegamento, se c’è, va provato".

In definitiva, ribaltando il punto di vista, quando si verifica la violazione del diritto d’autore tramite streaming o file sharing?

"La sentenza di Frosinone in sostanza dice che la violazione penale e amministrativa del diritto d’autore su Internet si realizza quando è dimostrato che il lucro è legato inscindibilmente alla messa a disposizione di un file. Se le prove non ci sono, perché c’è un link, perché il file sharing è gratuito, perché le pubblicità riguardano altro, allora quel sito non è illegale e non può essere né condannato né obbligato a pagare oltre 543 mila euro".

Questa sentenza legittima i siti che indicano link a opere protette da diritto d’autore?

"La sentenza è riferita a un caso specifico, diciamo che il giudice ha fatto chiarezza su alcuni punti, poi vedremo quali saranno gli sviluppi. La sentenza è importante perché negli ultimi tempi si sta affermando una tendenza a penalizzare anche siti non lucrativi e le attività di file sharing; si sente spesso parlare di pirateria anche rispetto ai privati, al ragazzo che scarica il film. Questa sentenza dice che prima di dare definizioni di pirateria bisogna analizzare e verificare bene, senza penalizzare gli utenti del file sharing, quindi con un occhio critico e soprattutto equilibrato a Internet. La giudice è una donna giovane, conosce il tema, se l’è studiato quasi due anni".

I siti ora off line riapriranno?

"Questo si vedrà. I miei clienti sono dei ragazzi che agivano per piacere e per passione e questa vicenda li ha scioccati: uno ha diciott’anni, un altro venti...".