Martedì 16 Aprile 2024

Tavecchio: «Resta»Ma il futuro del cte in mano ai giudici

Alessandro Fiesoli LA SITUAZIONE, per la nazionale, ora si fa abbastanza agghiacciante. Il termine usato da Conte per commentare, a suo tempo, il coinvolgimento nell'inchiesta sul calcioscommesse, e replicato in copia d'autore da Crozza, torna spiacevolmente di attualità sulla base degli ultimi sviluppi dell'indagine della procura di Cremona. E di umoristico, nella vicenda, c'è ben poco. «In questo paese abbiamo le garanzie per tutti, anche per Conte, il rinvio a giudizio non è una condanna», è subito intervenuto Tavecchio, preoccupato dall'idea di poter perdere il ct su cui ha fatto, fin dai primi giorni del suo insediamento, un enorme investimento economico (quattro milioni e mezzo netti all'anno, più bonus), sportivo e di immagine, per puntellare il suo mandato. «Eventuali dimissioni? Gli ho appena parlato, Conte resta al suo posto rispettando il contratto», ha assicurato, d'impeto, il presidente di un calcio alle prese con una questione morale incessante. In linea con Tavecchio, anche se con toni molto meno perentori, il presidente del Coni: «Tavecchio dice che un possibile rinvio a giudizio di Conte non è una condanna? Su questo sono personalmente d'accordo, è solo un fatto di buonsenso, non ho altro da aggiungere», il commento di Malagò. Fatte salve, anche se è scontato dirlo, le garanzie di legge uguali per tutti, e con gli auguri a Conte perché riesca a dimostrarsi estraneo, restano un imbarazzo forte, inevitabile, e un'ombra pesante sul futuro della nazionale. Da omessa denuncia, reato sportivo per cui Conte ha già scontato per la stessa vicenda una squalifica di quattro mesi, l'imputazione ora è di frode fiscale, ben più grave. Il pubblico ministero di Cremona, Roberto Di Martino, è arrivato alla decisione di rinviare a giudizio il commissario tecnico della nazionale al termine di quattro anni di accertamenti. Conte si è sempre dichiarato innocente, sta pagando «con dolore», come ha più volte spiegato, e dal punto di vista umano non c'è da dubitarne, il suo coinvolgimento, ma da qui a pochi mesi, quando dovrebbe essere celebrato il processo, la lunga vicenda partorirà la sua prima verità giudiziaria. Mai anticipare i tempi di un processo, ancor prima che venga depositata, come in questo caso, la richiesta di rinvio a giudizio, ma se da qui agli Europei dovesse essere emessa una sentenza di condanna, come si comporterebbero Conte e la federazione? Comunque avanti, sfidando l'opinione pubblica? Diventerebbe possibile presentarsi agli Europei con un ct condannato, anche se in primo grado, per frode sportiva? Da questi interrogativi, pesanti ma non aggirabili con un dribbling, sono nate un paio di mesi fa le voci sulla possibile intenzione di Conte di dimettersi in caso di rinvio a giudizio. Per non restare molti mesi «sub judice» e non condizionare la nazionale. Erano circolate anche candidature per un'eventuale sostituzione in corsa, come Guidolin e Zaccheroni. Nel caso anche Ancelotti, ora che è senza panchina. Ma nelle sue dichiarazioni più recenti, Conte non ha più fatto cenno, semmai per smentirla, a una sua eventuale intenzione di dimettersi. Le notizie di ieri sera lo danno deluso per l'imminente rinvio a giudizio ma sempre deciso a rimanere. C'è anche il futuro della panchina azzurra, nelle mani dei giudici di Cremona.