Salerno, la 16enne dopo lo stupro: "Mi sono fidata di un mostro"

Denuncia sul web: "Ormai tutti sanno, sarò segnata a vita"

Flash mob a Napoli contro la violenza sulle donne

Flash mob a Napoli contro la violenza sulle donne

Salerno, 29 giugno 2016 - «Per realizzare un sogno, una persona deve superare tante prove». Chissà se la ragazzina di Sarno, aggredita e violentata da un branco di coetanei, abbia letto a scuola o a casa le ‘Piccole donne’ della Alcott. Di certo, in questa terribile storia, la 16enne salernitana sembra una piccola Jo March: non ha peli sulla lingua, a volte è scontrosa e aspra, ma ha un cuore puro e grande. Perché quello che emerge dall’orrore del garage di San Valentino Torio, dove cinque minorenni hanno abusato di una 16enne sola, è l’immagine di una ragazzina volitiva che sfida violenze e pregiudizi pur di affermare la propria individualità. E lo fa subito. Riemergendo da quel pozzo sotterraneo, troppo squallido e puzzolente per essere frequentato da anima viva, sebbene qualcuno abbia cercato di ingentilire l’unica parete bianca con il graffito ‘My life’. La prima cosa che ha fatto è di andare dai carabinieri a denunciare. Rompendo convenienze e timidezze che impongono talvolta la tempistica del riserbo e dell’attesa, la 16enne si è messa poi alla tastiera mentre il suo corpo era ancora dolorante e umiliato, e ha lanciato un post in Rete: «Beh, ormai si è sparsa la voce in giro e tutti sapete cosa mi è successo... Pugnalata da chi credevo che fosse mio amico... Mi hanno lasciato un segno indelebile che non dimenticherò facilmente, anzi penso che non dimenticherò mai... Mi sono fidata di un mostro... ma ringrazio anche me stessa che mi sono fatta forza e ho raccontato tutto ai miei andando dai carabinieri a sporgere denuncia... Grazie a tutti per esservi preoccupati, anche se non posso dirvi che sto bene. Ora hanno confessato tutto ai carabinieri. Mi dispiace per i loro genitori. Grazie a tutti». Con una valanga di cuoricini. Come fanno i ragazzini della sua età.

Ma la 16enne di Sarno, a scorrere le cose che dice su Facebook, ha una marcia in più. Bella, occhialini in tendenza, labbra disegnate e carnose, il desiderio di diventare uno chef come Nigella Lawson, decisa a tutto. E se ne frega che gli altri la criticano perché, in modo crudo e diretto, afferma: «Meglio bandita che troia pentita». A chi le fa i complimenti sul social e le chiede magari un appuntamento al buio risponde spicciativa e canzonatoria: «Azz, comm’ no». Come a dire: pedala e non farti più sentire. Forse è questo che non è andato giù al branco, e soprattutto al giovanotto – 17 anni, una adolescenza lontana da scuola, la voglia di farsi subito adulto – che è stato con lei per un flirt veloce. A lui, come agli altri, quella 16enne libera e indipendente, capace di dire che «il suono peggiore che si può ascoltare è quelle delle proprie lacrime mentre stanno per uscire», dava sui nervi e bisognava impartirle una lezione. Ora lei lo sa che, da vittima, finirà in pochi giorni sul banco degli imputati. Già avvocati e parenti si sono coalizzati nella difesa dei cinque minorenni. «Bravi ragazzi, nessuno voleva fare del male a lei. Forse hanno esagerato. Ma come si fa a dire che sono mostri… mio nipote è un bambino, adora solo la Juventus», minimizza la zia di un sedicenne, finito al centro di prima accoglienza, e che è stato il secondo a fare sesso in quel sotterraneo buio, tra stracci e barattoli vuoti, ripreso solo dalle telecamere a infrarossi di un supermarket.

Qualche altro, con un po’ di sfacciataggine, salta lo steccato e arriva a dire che, sì, lei se l’è cercata: andare in giro con i capelli fruscianti e l’abito attillato, suvvia è provocazione. Convinti di poter fare tutto perché così va il mondo. Ma la ragazzina grida a gran voce il suo schifo verso questi coetanei «normali». «Ho messo anche il preservativo, l’ho fatto poi me ne sono andato, pensavo che le piacesse», ha detto uno di loro, quasi 18enne, ai carabinieri cercando di rendere innocente la sua spietatezza. Ragazzi «normali», eccitati dall’idea di potere tutto. Una ‘piccola donna’ ha dimostrato che non è così. Una piccola donna diventata già grande.