Rapido 904, una storia lunga trent'anni

Alle 19.08 del 23 dicembre 1984, un ordigno, piazzato all'interno del Rapido 904 che da Napoli avrebbe dovuto raggiungere Milano, esplode, uccidendo 16 persone e ferendone 267. E' la prima strage di stampo terroristico mafioso in Italia

L''interno del rapido 904 fermo nella stazione di San Benedetto Val di Sambro (BO) dopo l'attentato

L''interno del rapido 904 fermo nella stazione di San Benedetto Val di Sambro (BO) dopo l'attentato

Firenze, 14 aprile 2015 - Alle 19.08 del 23 dicembre 1984, un ordigno, piazzato all'interno del Rapido 904 che da Napoli avrebbe dovuto raggiungere Milano, esplode, uccidendo 16 persone e ferendone 267. La bomba deflagra nella galleria ferroviaria che si trova nei pressi della stazione di Vernio, in provincia di Firenze. La strage è passata alla storia delle cronache italiane come quella 'di Natale'. Ed è la prima di stampo terroristico mafioso in Italia, anche secondo la pubblico ministero Angela Pietroiusti, che oggi ha chiesto per l'unico imputato come mandante della strage il boss Totò Riina. Il primo processo, del 1989, finì con la condanna all'ergastolo di Pippo Calò, il cosiddetto cassiere della mafia e i suoi collaboratori Guido Cercola e Franco D'Agostino, e di Friederich Schaudinn, artificiere tedesco.

Nel 2011 la procura di Napoli chiede l'arresto di Riina, già detenuto nel carcere di Parma, dopo le condanne ai vari ergastoli per le stragi che portarono alla morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del 1993, perché lo ritiene mandante di quella del Rapido 904. L'inchiesta passa allora alla procura di Firenze per competenza territoriale, che nel gennaio 2013 chiede il rinvio a giudizio per il boss di Cosa Nostra. Durante le udienze di questo nuovo processo, che oggi ha avuto una conclusione, il 'capo dei capi' è stato sempre collegato con l'aula bunker in videoconferenza dal carcere. "Me lo fanno sapere... male o bene" ha detto Riina, in videoconferenza dal carcere di Parma dove è detenuto, facendo sapere all'aula che si sarebbe ritirato, non assistendo quindi alla sentenza emessa oggi dalla Corte.