Tessuti umani stampati in 3D, ecco i nostri 'pezzi di ricambio'

Il gruppo di Atala al Wake Forest Baptist Medical Center, nel North Carolina ha messo a punto una stampante 3D che ricrea parti del corpo umani come orecchie, muscoli e frammenti mascella

chirurgo

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New York, 16 febbraio 2016  - Le stampanti 3d stanno rivoluzionando non solo l'industria, ma ora anche la sanità. Ora si possono creare veri e propri 'pezzi di ricambio' del corpo umano come un orecchio, un muscolo e un frammento osseo di mascella grazie alle rivoluzionarie stampati in 3D. Naturalmente non tutte le stampanti 3d, ma una innovativa e pensata per i tessuti organici presentata su Nature Biotechnology e utilizzata  nel laboratorio del pioniere della medicina rigenerativa Anthony Atala.

Il gruppo di Atala al Wake Forest Baptist Medical Center, nel North Carolina, ha impiegato più di 10 anni per mettere a punto questo nuovo sistema di stampa (chiamato 'Integrated Tissue and Organ Printing System', Itop) che produce tessuti 'personalizzati' prendendo a modello le immagini ricavate da tac e risonanze magnetiche. 

I tessuti 'personalizzati' si ottengono depositando nello stampo un materiale plastico biodegradabile, che serve a dare forma e robustezza al tessuto fino a completa maturazione, e uno speciale 'inchiostro' biologico fatto di cellule immerse in una soluzione acquosa. 

Sopravvivenza e vascolarizzazione del tessuto dipendono da una rete di micro-canali, appositamente creati dai ricercatori, che permettono il passaggio di nutrienti e ossigeno fin tanto che il pezzo trapiantato non viene pervaso da un sistema di capillari sanguigni per essere integrato nell'organismo. 

La strada è quella giusta: i 'pezzi di ricambio' sono stati impiantati con successo sotto pelle nei topi e, a distanza di mesi, hanno mostrato ancora buone condizioni, e un alto livello di integrazione con i tessuti vicini, con la formazione di nuovi vasi sanguigni e nervi. 

Per i ricercatori ciò rappresenta soltanto un primo passo verso la produzione di organi pronti al trapianto. "La tecnica permette di creare tessuti strutturalmente stabili e delle dimensioni adatte: ora - concludono - dobbiamo perfezionarla ulteriormente, anche per poter usare una più ampia varietà di cellule".