Giovedì 18 Aprile 2024

Yuri Chechi: doping, serve tolleranza zero

"Ma sul caso Russia, il Cio ha scelto una soluzione di compromesso. Onestamente, non credo fosse possibile una decisione diversa.."

Yuri Chechi medaglia di bronzo ad Atene 2004 (LaPresse)

Yuri Chechi medaglia di bronzo ad Atene 2004 (LaPresse)

Bologna, 26 luglio 2016 - «Sul caso Russia, il Cio ha scelto una soluzione di compromesso. Onestamente, non credo fosse possibile una decisione diversa...».

Jury Chechi era e per sempre sarà il Signore degli Anelli. Oro ai Giochi di Atlanta nel 1996, rimane uno splendido interprete dello spirito olimpico.«Non sono d’accordo con chi considera arcaica l’idea stessa della Olimpiade - spiega l’ex ginnasta toscano - anzi, semmai diventa sempre più vero il contrario».

In che senso? «Nel senso che viviamo in un mondo abbruttito. Gli esempi li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. E allora i valori olimpici sono l’antidoto».

C’è chi ormai vede nei Giochi solo l’impronta del business, il grande baraccone degli affari che divora lo sport... «Ma questo può valere per certi governi o per certe organizzazioni. Di sicuro invece il bambino e la bambina che si avvicinano all’agonismo sognano l’Olimpiade come momento supremo di una carriera, come sogno da realizzare. È stato così per me, è ancora così per gli atleti del nuovo millennio, si fidi».

Va bene fidarsi, ma le storiacce del doping, di Stato o meno, alimentano perplessità terribili. «Sono d’accordo. Anzi, non voglio essere frainteso. Io sono per la tolleranza zero! Bisogna fare una regola chiara e valida ovunque: la prima volta che ti beccano a un controllo hai chiuso. Radiazione perpetua».

Niente seconda opportunità? «Niente e mi dispiace, perché nella vita quotidiana sono fiero di essere un garantista. Ma lo sport vero deve esaltare il messaggio olimpico. Lealtà e competizione pulita. Posso spiegarmi meglio?».

Prego. «Insomma, se uno nella vita intende fare il furbo ha mille opzioni, dagli affari sporchi alla politica corrotta. Non possiamo abbassare la guardia nello sport! Se l’onestà muore sulle piste o nelle palestre, che cosa trasmettiamo ai giovani?».

Ma allora forse con la Russia bisognava essere più severi, no? «Un momento. Il doping gestito dal governo rappresenta qualcosa di osceno. È orribile, senza se e senza ma. Eppure io conosco tanti atleti russi che non hanno mai imbrogliato. Debbono pagare per colpe che non hanno?».

Nella Bibbia Abramo chiede a Dio di salvare i giusti di Sodoma e Gomorra, fossero anche solo dieci. «Esatto. Inoltre ricordate sempre che l’atleta, nello schema del doping, rappresenta l’ultimo anello dell catena. Spesso si tratta di un debole che non osa dire no. E invece rifiutarsi si può. In una Olimpiade sono tantissimi gli atleti onesti. Anche russi».

A proposito di anelli: come sta messa la ginnastica azzurra per Rio? «Male. La squadra maschile nemmeno ha ottenuto la qualificazione. Le donne ci saranno, ma temo senza chance di medaglia. Invece nella ritmica abbiamo buone speranze».

Jury Chechi sarà in Brasile? «Sicuro. Credo nei valori della Olimpiade, oggi come quando la vincevo».