Mercoledì 24 Aprile 2024

Papà Rossi: "Valentino da Mondiale. Vi stupirà ancora"

L'INTERVISTA - Graziano Rossi racconta il figlio Valentino: "Fa una vita da atleta, ha fame di vittorie e si diverte come da bambino. Altro che eredità. Marquez è favorito, però..."

Graziano e Valentino Rossi (Foto Ansa)

Graziano e Valentino Rossi (Foto Ansa)

Bologna, 21 aprile 2015 - «L’altra sera  mio figlio mi ha mandato un messaggino. C’era scritto: ho fatto una gara della madonna e adesso comincia il divertimento… ». Graziano Rossi, anni 61, ex centauro, è il padre del Mito, cioè di Valentino. Forse è merito anche del suo Dna, la straordinaria longevità del vecchio-nuovo re della MotoGp. «E invece gli amici escludono questa possibilità – ride Rossi senior –. Dicono che ha preso tutto da Stefania, la mamma».

Ma lei se l’aspettava, una rinascita tanto clamorosa? «Abbia pazienza, il ragazzo mica era morto».

Ok, però dicevano avesse fatto il suo tempo. «Ohi, si sbagliavano! Cosa vuole, l’età indubbiamente c’è, in compenso c’è ancora anche il talento».

E giù legnate a Marquez, l’erede. «Il discorso dell’erede andrebbe approfondito un attimo, se permette».

Permetto, permetto. «Sicuramente lo spagnolo è un grande. E sono d’accordo con chi sostiene che Marc somiglia tanto, in molte cose, a Valentino. Solo che… ».

Solo che? «L’eredità al momento non è ancora disponibile, nel senso che il patriarca è ancora vivo e vegeto».

Direi che Marquez se ne è accorto, in Argentina. «Adesso le racconto una cosa della mia, anzi, della nostra epoca. Lei sa chi è stato il più grande di tutti, in sella a una moto?»

Giacomo Agostini. Oppure suo figlio. «Sbagliato. Io penso a Kenny Roberts, l’americano. Stava invecchiando e un certo Spencer lo batteva. Ma vennero a Imola a gareggiare e Kenny sverniciò il successore annunciato, in una corsa epica. Era il suo modo di dire: ragazzo, io sono ancora qua».

Ma il titolo poi chi lo vinse? «Spencer».

Sta cercando di spiegarmi che Marquez rimane il favorito per il mondiale? «Sì ma nel fondo del cuore io ho una convinzione diversa, da bravo papà. Però non la dichiaro nemmeno sotto tortura».

Non voglio torturarla, voglio solo sapere se si immaginava un Valentino tanto competitivo ora che è più vicino ai quarant’anni che ai venticinque. «Ci ho sempre sperato, perché lo conosco. E avevo capito… »

Cosa? «Che in lui la voglia di vincere non è mai svanita. Vede, in tanti campioni a un certo punto subentra la noia, l’appagamento, scatta il rifiuto del sacrificio indispensabile per restare al top. In Valentino, zero. Ha anche rinunciato alla F1 e a un sogno chiamato Ferrari perché amava troppo le due ruote».

Tradotto? «Ha la voglia di quando era un bambino. Mi chiedono spesso: dove sta il suo segreto? Semplice, è il primo ad allenarsi con la moto e l’ultimo a smettere. Si tiene, si cura. Continua ad esaltarsi per un sorpasso, ecco. Inoltre, c’è la molla mentale».

La molla mentale?!? «Esatto. Valentino crede di poter ancora battere tutti, compreso Marquez, che è fortissimo».

Beh, ci crede e lo fa davvero. «E io sono un padre orgoglioso anche per solidarietà generazionale. Scusi, se mio figlio a 36 anni vince in MotoGp, un ultracinquantenne che lavora tutte le mattine si carica come una bestia!»

Meglio Vale del Jobs Act. «Non me la butti in politica, ma i buoni esempi aiutano a vivere meglio».