Mercoledì 24 Aprile 2024

Pantani, il pm: "A Campiglio fu la camorra a fermarlo"

Spunta una nuova intercettazione e il pm della procura di Forlì rivela: "Risultati antidoping alterati".

Marco Pantani (foto Lapresse)

Marco Pantani (foto Lapresse)

Forlì, 14 marzo 2016 - Arriva una clamorosa svolta nel caso di positività al doping di Marco Pantani durante il Giro d'Italia del 1999. Secondo una nuova intercettazione diffusa da Mediaset, e agli scritti del pm di Forlì che ha curato l'inchiesta, fu la camorra a fermare Pantani il 5 giugno del 1999 alla vigilia della penultima tappa del Giro d'Italia con Gava, Mortirolo e Aprica. 

La rivelazione emergerebbe dalle indagini della Procura della Repubblica di Forlì per la quale "un clan camorristico minacciò un medico - scrive il pm Sottani - per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma". Un controllo antidoping effettuato a Madonna di Campiglio trovò il Pirata con un ematocrito al 51,9% contro il 50% consentito dalle norme dell'Uci, la federciclismo mondiale.

Da quel momento cominciò la caduta di Pantani conclusa con la sua morte. Sarebbero state le scommesse miliardarie contro il ciclista azzurro a spingere la camorra a mettere in atto il progetto per far perdere il romagnolo, progetto poi rivelato anche dalla famosa frase del bandito Renato Vallanzasca in carcere: "Un membro di un clan camorristico in carcere mi consigliò fin dalle prime tappe di puntare tutti i soldi che avevo sulla vittoria dei rivali di Pantani. `Non so come, ma il pelatino non arriva a Milano. Fidati` mi aveva detto". 

Rivelazione che ha trovato oggi conferma con una nuova intercettazione diffusa da Mediaset, in cui un detenuto vicino a Renato Vallanzasca ha dichiarato che "la camorra praticamente ha fatto perdere il giro a Pantani, cambiando le provette e facendolo risultare dopato". L'uomo intercettato è proprio lo stesso che, secondo Vallanzasca, confidò in prigione al criminale milanese quale sarebbe stato l'esito del Giro d'Italia del '99.

La Procura di Forlì ha comunque chiesto l'archiviazione. Una richiesta che, secondo l'avvocato della madre di Pantani, Antonio De Rensis, "riguarda la tempistica" mentre nell'atto si "ridisegnano in maniera incontrovertibile i fatti di Campiglio". I reati in questione, in ogni caso, sono tutti prescritti. Diverso invece il fronte civile e sportivo, sul quale potrebbero esserci spiragli per qualche azione legale.