Venerdì 19 Aprile 2024

Non è istruzione di serie B

UN MIO CONOSCENTE, imprenditore con una trentina di dipendenti, rinverdiva l’erba del vicino sciorinando un concetto: «Avessi fatto l’idraulico avrei oggi meno problemi». La figura dell’artigiano compare nell’immaginario come quella di un professionista impegnato, difficilmente reperibile e caro. Ci si scorda quanta fatica, gavetta e manualità debbano maturare un falegname, un elettricista o un idraulico per raggiungere un discreto livello professionale. Una delle minacce più frequenti che facciamo ai nostri giovani è: «Se non hai voglia di studiare ti mando a fare il ragazzo di bottega». «Magari!», risponderebbe il mio amico imprenditore. E forse non a torto.

Leggo d’istituti professionali costretti a chiudere per mancanza di alunni, mentre i licei tradizionali traboccano d’iscritti e le università perdono matricole. Esiste un mondo del lavoro in controtendenza, con vuoti d’organico nella tecnica industriale. Perché siamo restii a indicare quella strada ai nostri ragazzi? Vi faccio un esempio: pare ormai assodato che il turismo sia l’unica voce che potrà tirare fuori la nazione dai suoi endemici malanni e che i reality sui cuochi stellati mietano più successi di un film in prima visione. Come mai, allora, gli istituti alberghieri hanno rappresentato per anni un’istruzione di serie B? Credete sia più onorevole, genitori, un disoccupato laureato controvoglia o un perito industriale fiero del suo posto di lavoro? Pensateci con calma, prima di dare una risposta: ne va del loro avvenire.