Da Pirlo a Tevez, il Diavolo veste Juve

Il regista come Allegri scaricato dal Milan: e l’Apache nel 2012 era già preso, poi rimase Pato di Luca Guazzoni

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Milano, 30 marzo 2015 - La Juventus veleggia verso il quarto scudetto consecutivo pregustando un favorevole incrocio in Champions League contro il Monaco; il Milan invece annaspa nella seconda stagione anonima a centro classifica immersa tra mille incognite e un mare di domande: chi sarà il nuovo allenatore (Montella, Sarri, Mihajlovic)? Chi il socio di Silvio Berlusconi (Bee o Pink)? Quali competizioni affronteremo la stagione ventura (Europa League o giovedì liberi)?

La sensazione di scoramento che si respira in via Aldo Rossi arriva anche dai risultati bianconeri perchè i tanti errori in fase di mercato hanno favorito la scalata della Signora e scavato la fossa rossonera: Galliani nel 2011 non ha saputo trattenere Pirlo per una disputa sul rinnovo di contratto, lo ha rimpianto e dopo appena 12 mesi ha garantito uno stipendio a cifre comparabili a Montolivo. Che Pirlo non è. Berlusconi in persona (e non, come narra la leggenda, la figlia Barbara, allora legata sentimentalmente al giocatore) ha poi bocciato l’operazione Pato/Tevez, gennaio 2012: «Perchè spendere 23 milioni per un giocatore fuori rosa al City?» si chiese il presidente. «Meglio trattenere il brasiliano e rifiutare i 35 milioni del Psg».

Boomerang clamoroso che è costato sull’unghia uno scudetto, quello del gol fantasma di Muntari: il Papero è poi finito a svernare al sole carioca, l’Apache a decidere la Serie A a suon di gol. Topica, con il senno di poi, anche la decisione del Cavaliere di esautorare Allegri a suon di cene ad Arcore e nervosi summit con la famiglia, maggio 2013, da ogni credibilità con un gruppo anarchico e senza leadership: il Milan arrivò in Champions utilizzando la porta dei preliminari, Allegrì - tra il serio e il faceto - minacciò le dimissioni dopo il ritorno con il Psv prima di essere esonerato dal poker di Berardi. Questo ciclo juventino è iniziato con le disgrazie del Milan, tanto quanto quello con Capello, poi spazzato via dalle sentenze di Calciopoli, venne favorito dalle scelte interiste (lo scambio Cannavaro/ Carini). Sono queste le decisioni controverse che non vengono dimenticate dai tifosi che chiedono un passo indietro di Berlusconi a favore della figlia Barbara e il siluramento di Galliani, «dirigente che ha fatto il suo tempo» secondo la Sud. Lady B ha già in mente il suo staff: Sogliano nel ruolo di ds, Paolo Maldini in quello di dt, Albertini come dirigente forte. A giugno il «redde rationem » tra i due ad: questa tregua non s’ha da confermare.

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