Martedì 16 Aprile 2024

Ct azzurro o dirigente, nel futuro di Mancio eternauta del pallone

Ha solo cinquant’anni ma è già un eternauta del calcio. In questo mondo a forma di palla c’è entrato a soli 16 anni, in un Bologna che correva a capo chino verso la retrocessione. Nato con le stimmate del fenomeno, del bimbo prodigio, Mancini ha vissuto una carriera straordinaria da calciatore, anzi da numero 10: lo storico scudetto con la Samp di Boskov e Vialli, di Pagliuca e Cerezo, il bis con la Lazio in età matura, una carriera azzurra culminata nel mondiale italiano del ‘90 ma sempre troppo ingrata per le qualità espresse dal ragazzo di Jesi.

E’ stato uno dei pochi campioni capaci di trasferire il talento dal campo alla panchina, come Capello e Ancelotti. Ha il calcio nel sangue, lo studia in modo meticoloso, gli piace esplorare nuovi territori(la Premier League inglese e perfino il campionato turco), predica un gioco fatto di solidi equilibri difensivi, che non rinuncia mai alla suggestione del bel gesto tecnico, della costruzione ariosa, del colpo di genio (o di tacco).

I tre scudetti con l’Inter sono stati il suo capolavoro e anche la scia vittoriosa che lo ha riportato sotto le insegne di Thohir. Oggi a 50 anni, Mancini può ancora scrivere le più belle pagine della sua vita sportiva. E’ un uomo maturo, consapevole e ambizioso. Conosce il calcio e i giocatori come pochi altri, sa muoversi nell’ambiente con naturalezza assoluta. L’Inter può essere il trampolino del suo grande rilancio verso mete nuove.

Per lui immagino il massimo: la nazionale nel ruolo di Ct e forse anche compiti da dirigente, da capo autentico del calcio italiano. Se ai vertici della Federcalcio si invoca da tempo un ex atleta, un uomo simbolo che riaccenda l’entusiasmo, perché non scommettere proprio su Mancini?