Giovedì 18 Aprile 2024

Liegi-Bastogne-Liegi, Valverde cala il poker. L'ordine d'arrivo

Gran corsa del friulano Formolo, ripreso a soli 300 metri dall'arrivo. La Doyenne va però all'Embatido che dedica il successo a Michele Scarponi, omaggiata pure da Nibali vincitore in Croazia

Valverde, le dita a indicare il cielo in omaggio a Michele Scarponi (Tim De Waele)

Valverde, le dita a indicare il cielo in omaggio a Michele Scarponi (Tim De Waele)

Liegi (Belgio), 23 aprile 2017 - In uno dei giorni più tristi per il ciclismo, italiano e non solo, abbiamo accarezzato il sogno di tornare a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi dieci anni dopo l'ultimo sigillo, lasciato da Di Luca nel 2007. A regalarcelo, uno straordinario Davide Formolo lanciatosi all'attacco dalla Cõte de Saint-Nicholas, e raggiunto a soli 300 metri dal traguardo, sulle ultime rampe dello strappo di Ans che ancora una volta ha deciso l'ultima grande classica di primavera. E così, il podio della 103ª edizione della Liegi mette in fila i principali favoriti della vigilia: primo Alejandro Valverde, al quarto successo nella Doyenne, con cui eguaglia Argentin e mette nel mirino il record delle cinque vittorie di Merckx; secondo Daniel Martin, che ha attaccato agli 800 metri e ed è stato il primo a planare su Formolo, salvo poi finire infilzato a sua volta dall'Embatido; e terzo Michal Kwiatkowski, già secondo all'Amstel Gold Race battuto dal grande assente di oggi Gillbert e trionfatore il mese scorso a Sanremo.

Non ha vinto un italiano, ma la dedica del vincitore va comunque a Scarponi, e non poteva essere altrimenti. «Questa vittoria è per Michele, un mio grande amico - le primissime, semplici parole di un Valverde commosso fino alle lacrime -. La sua scomparsa è un autentico dolore e posso già dire che il premio di questa vittoria andrà alla sua famiglia». Sei ore e mezzo in sella alla bicicletta, sei ore e mezzo di funerale laico, con il quale il gruppo ha voluto omaggiare l'amico di tutti, il corridore più amato non solo da tifosi e compagni, ma anche dai suoi stessi avversari. Il minuto di silenzio prima del via, con l'Astana schierata in testa. Poi la corsa, che in un'altra situazione avremmo definito noiosa ma sulla quale, viste le circostanze, possiamo dire abbia forse pesato lo shock nella testa di molti corridori. E così, a prendere il largo sono stati gli otto attaccanti del mattino, arrivati ad avere fino a tredici minuti di vantaggio e rimasti al comando fino agli ultimi chilometri.

Qualche scaramuccia tra i big sulla Redoute, côte che da anni ormai non decide la Liegi, ma sulla quale, se non altro, è suonata la sveglia per tutti i pretendenti alla vittoria: a darla il campione colombiano Sergio Henao, seguito dal nostro Caruso e da Matthews. Ancora sulla successiva Roche-aux-Faucons, comunque, davanti a tutti resistevano due dei fuggitivi, per altro compagni di squadra: i francesi Anthony Pérez e Stéphane Rossetto, della Cofidis. Quest'ultimo ha poi tirato dritto fino ai 9 km, raggiunto per primo da Wellens e quindi dal gruppo con tutti i migliori. Nel frattempo, proprio uscendo dalla Roche-aux-Faucons si era sganciato un drappello di otto contrattaccanti, due gli italiani: Davide Villella e nuovamente Damiano Caruso, con loro Kreuziger, Vuillermoz, Woods, Konrad, Oomen e, appunto, Tim Wellens. Il belga della Lotto-Soudal ha approcciato da leader solitario l'ultima côte, il Saint-Nicholas, presto saltato da un Villella ancora protagonista sulla "salita degli italiani". Il bergamasco si è goduto qualche centinaio di metri sotto i riflettori, salvo poi essere saltato da Sergio Henao e Michael Albasini.

Nemneno questa, comunque, era la mossa decisiva, perché a chiudere sui due era Jon Izagirre con a ruota Bardet, Majka, Valverde, Martin, e Davide Formolo: e proprio il friulano della Cannondale, vincitore della tappa di La Spezia al Giro di due anni fa, ha tirato dritto non appena è iniziata la picchiata verso il quartiere di Ans dove da ormai 25 anni è piazzato l'arrivo della Liegi. A separare Formolo dalla gloria restavano meno di 5 km, ma il problema erano i quasi mille in salita che conducevano al rettilineo d'arrivo. E qui il sogno del 24enne di Negrar si è infranto, come accaduto in anni recenti anche a Nibali nel 2012 e a Giampaolo Caruso e Pozzovivo nel 2014. Carnefice di Formolo, come detto, è stato Daniel Martin, intenzionato a concedere il bis del trionfo 2013. C'è però chi era in caccia del poker, e lo ha calato inesorabilmente piombando sulla ruota dell'irlandese ai 250 metri finali: Alejandro Valverde, l'Embatido, è andato così a timbrare l'undicesima vittoria stagionale, nonché la terza tripletta Freccia-Liegi dopo quelle del 2006 e del 2015. Un trionfo suggellato da quelle due mani ad indicare il cielo, a ricordare Scarponi.

A NIBALI IL GIRO DI CROAZIA - 1.200 chilometri più a sud e più a est, intanto, da poco più di un'ora Vincenzo Nibali era andato a prendersi la classifica finale del Giro di Croazia, togliendo la maglia di leader allo spagnolo Rosón grazie agli abbuoni conquistati al traguardo volante dell'ultima tappa, poi vinta in volata da Sacha Modolo: inutile dire che lo stimolo per andare a far sua in questo modo una corsa tutto sommato minore, allo Squalo dello Stretto, glielo abbia dato la volontà di dedicare a sua volta successo all'ex compagno di squadra e all'amico che non c'è più.