Kobe Bryant torna a casa, nella sua Emilia

L’ex campione scopre la Ferrari a Maranello, poi incontra i fans a Reggio

Kobe Bryant a Maranello (Ansa)

Kobe Bryant a Maranello (Ansa)

Reggio Emilia, 24 luglio 2016 - Kobe Bryant torna a casa e scatena un tranquillo pomeriggio di delirio. Mettete un assolato sabato pomeriggio in via Emilia, in centro a Reggio. Di quelli in cui non c’è proprio niente da fare. Tutti in piscina. O chiusi in casa, con il condizionatore acceso.

E poi... E poi, all’improvviso, una scarica di adrenalina collettiva risveglia un’intera città. E’ quello che, più o meno, è successo ieri pomeriggio quando è scattato un tam tam che, in pochi minuti, ha contagiato l’intera città: «Kobe Bryant sta arrivando a Reggio».

Neppure il tyempoil tempo che la notizia si diffondesse ed ecco che, in via Franchetti, nel cuore della città, sono arrivate centinaia di persone. Tanto che, ad un certo punto, gli organizzatori sono stati costretti a bloccare l’accesso. Poi, alle 17,45, proveniente da Maranello dove ha visitato la Ferrari, ecco materializzarsi il campionissimo della Nba, l’uomo che ha vinto tutto.

Quello che è stato ribattezzato Black Mamba, perché i suoi tiri erano letali come il morso di un serpente. Un fenomeno assoluto, insomma. Che a Reggio aveva vissuto da piccolo, quando papà Joe militava nella Pallacanestro Reggiana. Kobe, da allora, ha sempre avuto un rapporto speciale con la città e anche ieri lo ha dimostrato. Prima abbracciando Chris Ward e Davide Giudici, i suoi due amici storici che lo attendevano con le magliette della Kobe Academy.

Poi, camicia bianca e calzoni corti, mettendosi al centro del campetto dove c’erano tanti giovani, raccontandosi e rispondendo alle loro domande. «La mia storia – ha detto Bryant – è partita proprio da questa città. Io andavo a scuola qua dietro, e il mio sogno è iniziato a Reggio. Lo raccontavo a chi mi stava accompagnando qui: se uno dei migliori giocatori della NBA è cresciuto qui, in un posto che è quanto di più lontano possibile da Los Angeles, vuol dire che tutti i sogni si possono realizzare».

Poi Kobe ha rivelato che il momento più bello ed emozionante della sua carriera infinita, lo ha vissuto il giorno in cui ha giocato la sua ultima partita: «Al mio fianco quella sera c’era la mia famiglia. E’ stato speciale chiudere sapendo che loro ci sono sempre stati, dall’inizio alla fine». A quel punto c’è stato un simpatico siparietto. Perché qualcuno gli ha fatto sapere che sulle tribune c’era una ragazza che proprio ieri compiva 18 anni, Alessia Boiardi. Bryant le si è avvicinato, abbracciandola e facendole gli auguri. Per la giovane sicuramente uno dei regali più belli che potesse immaginarsi. La giornata ufficiale avrebbe dovuto chiudersi lì (quella ufficiosa è proseguita con gli amici e un blitz lungo la via Emilia in serata).

Ma Kobe, superando i protocolli, ha accettato di confidarsi con i giornalisti reggiani: «Perché sono così attaccato a questa città? Perché ho ricordi speciali e perché qui c’è un amore e un modo di vivere difficile da spiegare a chi non l’ha vissuto. Il mio futuro? Vorrei aprire una scuola in Italia. Dove si insegni basket ma anche tante altre cose. Perché non tutti possono diventare giocatori professionisti. E’ un altro dei miei sogni e spero di realizzarlo