Pallamano, atleta argentina rinuncia alle Olimpiadi per donare rene al padre

La storia di Joana Bolling commuove l'Argentina

L'atleta argentina Joana Bolling (Instagram)

L'atleta argentina Joana Bolling (Instagram)

 Roma, 18 aprile 2016 - "Joana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato. O dimenticato". Con questa frase su Instagram, presa da Lilo & Stitch, Joana Bolling, 22 anni, nazionale argentina di pallamano, ha commosso il mondo. Il suo gesto ha fatto il giro dei social: Joana, talento emergente della nazionale albiceleste, infatti ha rinunciato alle prossime Olimpiadi di Rio per donare un rene al papà Elnews, malato da tempo e costretto tre volte alla settimana alla dialisi per insufficienza renale.

Elnews, ex campione di basket, un omone enorme nelle foto di fianco alla sua campionessa, non voleva assolutamente: ha fatto di tutto per dissuadere Joana da quel gesto, le ha nascosto le cartelle mediche, ha cercato in tutto il mondo un altro donatore compatibile, ha provato a convincerla con tutti gli argomenti che la sua voce e la sua anima rendevano quasi definitivi. Ma lei ha vinto la sua battaglia: come trovarsi in volo davanti ad un portiere enorme per mettere la palla alle sue spalle, come trovare l’angolo per infilare il gol più difficile in una porta che è la metà del calcio, come superare l’ostacolo più delicato della vita. Joana il 5 aprile scorso è stata operata: perderà la convocazione per Rio (dove il sogno di ogni atleta argentino è quello di giocare e vincere contro i brasiliani padroni di casa), ma tornerà per le qualificazioni mondiali e per il suo club. Seguita oggi giorno per giorno da 2858 amici di Facebook. Nella storia dello sport il suo gesto ne richiama tanti altri, ma in direzione opposta. Da Aries Merritt, detentore del record mondiale dei 110 ostacoli, operato al rene dopo il bronzo di Pechino all’impareggiabile Jonah Lomu.

 

"Ohana significa familia, y tu familia nunca te abandona" #papá #mamá

Una foto pubblicata da Joana Bolling (@joanabolling) in data:

Campioni straordinari e imbattibili, tanto forti nello sport quanto fragili nella vita. Baciati da una fortuna straordinaria e colpiti da una malattia sfacciata. Difficile, pure a fronte di tanta generosità dei campioni dello sport, trovare un gesto simile a quello di Joana. Nel 2004 Cesare Prandelli, neo assunto alla Roma, lasciò la squadra per stare vicino alla moglie ammalata. Nel 2005 Adriano, allora all’Inter, si accollò le spese mediche di dodici bambini della sua favela in Brasile. Più recentemente Cristiano Ronaldo pagò 83 mila euro assicurare l’intervento chirurgico al cervello per un ragazzo gravemente malato. George Chuvalo, peso massimo, rivale anche di Alì, continuò a combattere a lungo per pagare la disintossicazione dei figli tossicodipendenti.

Da Lebron James, che finanzia progetti per l’istruzione a Maria Sharapova, attenta in particolare ai problemi dei bambini, da Serena Williams ambasciatrice Unicef e finanziatrice di campagna per i piccoli di Bangladesh, Indonesia e Nepal, alla pattinatrice coreana Yuna Kim accorsa in sostegno di Haiti, da Neymar cui sta particolarmente a cuore il tema dell’acqua pulita in Brasile a John Cena che ha raccolto 1,5 milioni per finanziare progetti di cura del cancro al seno, sono centinaia gli esempi straordinari di dedizione personale dei campioni alle cause di chi soffre. Storie meravigliose, grandissime. Però questa è di più: è il primo oro delle Olimpiadi di Rio.