Giovedì 18 Aprile 2024

Il pallone sgonfiato

Il signor Carlo Tavecchio, meglio conosciuto come «Carlo a’ banana», si tranquillizzi: anche noi siamo fermamente convinti che non sia razzista. E ci perdoni se in questi giorni abbiamo parlato più di lui che del Papa: non capiterà mai più. Almeno speriamo.  Comunque, per giustificarsi ora non serve che si metta a raccontare a tutti dei suoi viaggi in Africa, di quanto voglia bene ai neri, delle sue opere di solidarietà e di quanto gli piacciano le banane: gli crediamo sulla parola. 

Del resto siamo grandi, sappiamo benissimo come vanno certe cose, una volta quando a qualcuno scappavano le fesserie (così le chiamava Totò) le definivano «battute da caserma», ora potremmo tranquillamente parlare di «battute da Federcalcio». 

Ma il problema non è questo, o almeno non solo questo. Approfittando delle infelici frasi razziste sui calciatori di colore e delle sue goffe giustificazioni, ci permettiamo di spostare il discorso su interrogativi altrettanto gravi e importanti. Ma davvero il signor Carlo Tavecchio, per tutti Carlo a’ banana, è l’uomo giusto per cambiare il calcio, trasformarlo e renderlo di nuovo competitivo a livello mondiale?

La risposta non può essere che urlata: nooooooooo! Ma se gli altri hanno Platini e Beckenbauer e noi Tavecchio, qualcosa vorrà pur dire. È il degrado della classe dirigente di questo Paese che non ha prospettive e quando prova a cambiare (anche nello sport), lo fa in peggio per paura di modificare gli assetti di potere. Visti gli eventi, ci verrebbe voglia di gridare «torna Abete, ti perdoniamo», ma abbiamo pudore e (peggio) l’amara sensazione di ragionare con chi non sente o non capisce. E così mentre il mondo civile e il calcio internazionale s’indignano e chiedono spiegazioni, i Grandi Dirigenti confermano la loro immutata fiducia nell’uomo e nel presidente Tavecchio. Alleluja. E lui, naturalmente, alle dimissioni non pensa neppure e va avanti dritto verso quella poltrona che secondo la serie A (non tutte le società per fortuna), la B e le altre Leghe, gli spetta per meriti riconosciuti e riconoscibili. Da chi? Sicuramente Tavecchio ha fatto bene con i dilettanti, ma ora che è il momento dei professionisti, di idee e ideali, proposte vere e interventi radicali, l’inadeguatezza è apparsa subito evidente. Fin dalle prime battute... Ora non ci resta che invocare l’intervento esterno del premier Renzi e del presidente del Coni Malagò. Nel frattempo, per consolarci, aderiamo a un altro movimento «no-Tav». Il neonato No Tavecchio.