Giro d'Italia, Contador stuzzica Aru: "Lo scatto? Per vedere chi sta bene"

A Imola, nella tappa vinta da Zakarin, la maglia rosa ha provato ad allungare a 8 km dalla fine. "Non c'era modo di fare la differenza, ma non mi ritengo il padrone del Giro"

Alberto Contador (Ansa)

Alberto Contador (Ansa)

Imola, 20 maggio 2015 - Nel giorno di Ilnur Zakarin, russo di 25 anni con poche gioie in bacheca e uno stop per doping, bravo a chiudere da solo una fuga iniziata dopo un terzo di tappa con altri nove uomini, si parla soprattutto di uno scatto: è quello che regala Contador sull’ultima rampa dei Tre Monti, l’anello fra collina e autodromo, che richiama una folla da Champions. Un colpo secco, quasi a scuotere la pianta dei rivali, sonnolenta dopo un viaggio difficile e bagnato: niente che valga per la classifica, ma un’indicazione sulla salute di chi vuole portargli via il trono rosa.

"Oggi non c’era troppo terreno per fare differenza, ma l’istinto mi ha detto che c’era qualcuno dei miei rivali non stava benissimo e credo non mi abbia tratto in inganno - racconta Contador nella sala stampa dell’autodromo -. Aru? Devo vedere le immagini, ma ero al suo fianco e ho deciso di provare. Nei grandi Giri hai buone giornate e altre meno buone. Non mi ritengo il padrone del Giro d’Italia, lo può pensare chi non sa molto di ciclismo non io. Per Milano c’è ancora tanta strada. Sbaglia anche chi dice che Richie Porte dopo ieri è tagliato fuori dai giochi. La corsa rosa è una delle più difficili da interpretare e quella che in genere vede distacchi maggiori, nulla è ancora scritto".

Si discute dello scatto sui Tre monti e anche di un gesto in corsa: Contador si è tolto il casco per mettersi il cappellino. In tempi di regole ferree e penalizzazioni (vedi caso Porte), sono soprattutto i giornalisti anglosassoni a rimarcarlo, ma lo spagnolo è sereno: «È una cosa che fai, ti togli il cappellino e metti il casco. Non l’ho fatto di nascosto, è una cosa che si fa abitualmente. Il casco ce l’ho sempre con me, non ci sono problemi per quanto mi riguarda». Né lo riguarda la finale di Champions fra Juve e Barcellona, sulla quale già lo coinvolgono: «Anche se tifo per il Real Madrid, c’è una spagnola in finale e quindi spero vinca il Barcellona: sarei contento se la coppa rimanesse in Spagna», dice il Pistolero per non deludere i tanti fans catalani che ha.

Quanto a Zakarin, presentatosi al Giro dopo aver vinto un Romandia formato Tour con Nibali, Quintana e Froome, è incontenibile: «Oggi fin dalla partenza siamo andati fortissimo. Si è riuscito a sganciare un bel gruppo che ha sempre collaborato, io ho provato ad allungare una volta sola ed è stata quella giusta visto che non sono stato più ripreso. Sono felice ed è tutto merito mio. Dopo la vittoria al Giro di Romandia, già incredibile per me, è arrivato questo successo di tappa in una corsa a tappe tra le più importanti al mondo che mi regala una grande emozione».