Giovedì 18 Aprile 2024

Giro d'Italia, Contador: "Ho dato tutto". Aru: "Non è finita"

Il campione spagnolo si è ripreso la rosa e ora potrà correre in difesa in montagna: "I miei rivali hanno squadra molto forti e per me è difficile non attaccare". Il sardo non si arrende e aspetta le salite

Alberto Contador (Lapresse)

Alberto Contador (Lapresse)

Valdobbiadene (Treviso), 23 maggio 2015 - Il Giro fa in tempo ad iniziare e subito finisce. Colpa della maxicrono nelle terre del Prosecco, un invito a nozze per un campione come Contador, che va forte contro il tempo e pure in montagna: con quello che guadagna sui rivali nella tappa veneta, lo spagnolo non faticherà più di tanto a entrare per la seconda volta nell’albo d’oro (una terza gli è stata tolta per un caso doping relativo al Tour) e dedicarsi alla prossima campagna di Francia. "Ho un mal di gambe assurdo, ma sono soddisfatto - racconta lo spagnolo, tornato in rosa con due minuti e mezzo su Aru -. Ho dato il massimo, dopo quanto successo ieri sapevo che avrei dovuto fare la differenza oggi. Questa mattina mi sono svegliato alle otto per fare la ricognizione in macchina e ripassare il percorso in video, non mi aspettavo distacchi così importanti. Ho dato il massimo per arrivare il più velocemente possibile al traguardo e mi sono ripreso la leadership, ma Milano è ancora lontana e ora come ora mi sento le gambe che stanno esplodendo. Voglio continuare a vivermela giorno per giorno, godendomi questo fantastico pubblico e questa splendida maglia".

Col vantaggio che ha, il Pistolero adesso può correre alla Indurain, facendo catenaccio in salita. "Miguel era l’unico che poteva fare cose straordinarie a crono, faceva differenze maggiori rispetto a me. Non sono come lui e poi lui marcava gli avversari dopo grandi performance contro il tempo. Vedremo, tante situazioni in gara possono presentarsi, i miei rivali hanno squadra molto forti e per me è difficile non attaccare. A volte la miglior difesa è l’attacco".

Difendersi gli permetterebbe di risparmiare energie per il Tour. "Sarebbe un errore pensare già alla prossima corsa. Ieri ad esempio ho perso secondi dopo una caduta nel finale, certo non ho perso troppo tempo, perché mi sono rialzato rapidamente, ma la bici non era in buono stato ne ho presa un’altra da un compagno. Domani potrebbe succedere lo stesso. Penso giorno dopo giorno e poi inizierò a concentrarmi sul Tour".

Sulla strada sembra aver pochi rivali: il primo resta Aru, perché "non ha avuto un buon giorno, ma lo può avere domani", anche se l’Astana ha fatto impegnare nella crono i suoi gregari. "Ognuno pianifica la crono come crede. Io posso solo dire che sono contentissimo del lavoro della mia squadra perché i miei compagni hanno corso in modo conservativo: ne avrò bisogno domani. Sono davvero un esempio di grande professionalità".

Per quanto uscito con un fardello pesante sulle spalle, Aru riesce a sorridere: il suo Giro si trasferisce in montagna, terreno a lui più congeniale. "Vestire la maglia rosa è stata una grande emozione, ma non sono soddisfatto della mia prova. I miei complimenti vanno ad Alberto, la sua prestazione non mi sorprende, è un campione e non lo scopriamo oggi. Io non sono contento, non bisogna mai adagiarsi ma volersi sempre migliorare. Domani ci aspetta una tappa ancora molto impegnativa con l'arrivo di Madonna di Campiglio prima della settimana finale con tante salite. Il Giro non è finito, oggi abbiamo vissuto una tappa cruciale ma a Milano manca ancora tanto terreno. Voglio fare un regalo a questo pubblico, che mi sta dimostrando quanto mi vuole bene. Grazie per il tifo. Se devo scegliere una montagna che mi piace dico Sestriere, dove mi alleno spesso: fino a lì ci sarà un grande spettacolo".