Sabato 20 Aprile 2024

Giro d'Italia 2016, la gioia di Trentin, il bagno di folla di Nibali

Trentin racconta la sua gioia, da domani si deciderà la corsa

Trentin festeggia con le Miss (Liverani)

Trentin festeggia con le Miss (Liverani)

Pinerolo, 26 maggio 2016 - Ci sono Merckx e Gimondi in tribuna, ci sono due trentini che in strada se le suonano: dopo una veloce rincorsa rincorsa, Matteo Trentin sbuca alle spalle del compagno Brambilla, all’attacco da alcuni chilometri, e beffa il conterraneo Moreno Moser, che già pregustava la vittoria.

E’ il brivido finale di una maxifuga, che anima la tappa più lunga del Giro col permesso dei big di classifica: premia Trentin, 26 anni, due tappe al Tour e una Parigi-Tours vinta lo scorso autunno a quasi 50 orari, ma soprattutto uomo squadra ideale, perché la disponibilità che ha lui verso i compagni ce l’hanno in pochi. «Sono molto felice di questa vittoria costruita con la squadra fin dal mattino. Ci siamo inseriti in due in fuga, un quasi velocista come me e un quasi scalatore come Brambilla. Prima della salita finale Navardauskas ha controllato tutti e non sono riuscito a fare la differenza, così ho proseguito del mio passo mentre Gianluca aveva il compito di controllare Moser, che quando la strada saliva era il più pimpante insieme a lui. Sugli strappi io avevo l’acido lattico che mi usciva dai pochi capelli che mi sono rimasti, ma ho stretto i denti. Ho fatto la discesa a tutta, quando con Modolo sono rientrato sulle ruote di Rovny e Arndt non ho collaborato e quando ho visto che eravamo vicini ai due di testa ci ho provato, sapendo che Gianluca non avrebbe dato cambi a Moreno. Ai 300 metri ho capito che ce l’avrei potuta fare: è un’emozione straordinaria».

Trentin che pensa già ai prossimi sogni («Dico il Fiandre o la Parigi»), Moser che ripensa all’amaro finale. ‘Non si aspettavo proprio che Trentin fosse così vicino, anche perché ho perso l’auricolare per strada: me lo sono visto sfrecciare agli ultimi 100 metri e a quel punto non c’era più nulla da fare. La vittoria oggi era davvero vicina. Che beffa».

Ovviamente di un altro tono Brambilla: «A differenza di Moser io mi ero accorto che Matteo stava rientrando, così essendo suo compagno di squadra non ho più tirato un metro. Sono felice della mia prestazione, il finale era difficile da interpretare, in salita avevo qualcosa in più di Moreno, che ha giocato un po’ troppo e alla fine ha perso. Sono contento per Matteo».

Nell’altra corsa, quella di chi cura la classifica, c’è un Nibali che si gode l’affetto del pubblico e accenna anche a un attacco in discesa, ma soprattutto c’è un Kruijswijk che gioca con la bicicletta. «Questa è stata veramente una lunga tappa, ma la squadra ha svolto un lavoro perfetto secondo me, abbiamo tirato 200 km fino primo passaggio sulla linea arrivo e gli ultimi compagni mi hanno scortato fino alla prima salita che è stata impostata da Enrico Battaglin tutto da solo. Il mio Giro? Sin dal primo giorno ero il leader designato della squadra, sento davvero tanta fiducia da parte del team e la maglia rosa mi dà ancora più sicurezza in me stesso. Dunque penso a mantenere il mio ruolo al meglio, mi diverto e cerco di godermi ogni momento che sto vivendo».

Di momenti importanti ne vivrà da domani, con la prima delle due tappe alpine: si va a Risoul, in Francia, scalando prima il colle dell’Agnello, la cima Coppi coi suoi quasi 2.800 metri. «Paura? No, anzi devo dire che non vedo l’ora, perché amo le salite lunghe e mi sono allenato molto per quelle di questo tipo. In più, settimana scorsa ho dimostrato che posso performare bene in altura e con le salite lunge. Certo, a oltre 2700 metri sarà dura perché c’è meno ossigeno, ma già l’anno scorso sulle tante erte oltre i 2200 m, come il Passo Giau, ho già capito che non è un limite per me. Sono fiducioso che farò bene, anche se affronterò queste montagne per la prima volta».<