Sabato 20 Aprile 2024

Gigi Riva, i 70 anni di una leggenda. Auguri Rombo di Tuono

Venerdì è il compleanno di un dei più grandi di sempre. Con il suo sinistro fece di Cagliari la capitale del calcio

Gigi Riva con la maglia del Cagliari (Ansa)

Gigi Riva con la maglia del Cagliari (Ansa)

Firenze, 6 novembre 2014 - A Coverciano, nei suoi vent'anni da dirigente azzurro, quando aveva voglia di parlare si metteva a sedere sui gradini del centro tecnico. La sigaretta fra le dita. «Le migliori sono state le 200 che mi sono fumato dopo ogni gol segnato con il Cagliari», nei rari momenti di nostalgia. Scopigno lo mise in camera prima con Boninsegna, poi con Albertosi, dopo il passaggio di «Bonimba» all'Inter. Altri due fumatori. Come dire, fate come vi pare ma non scocciate. Era Scopigno. Un gigante. Non solo sigarette. Con Boninsegna, si divertivano a giocare a tiro a segno. Con i coltelli al posto delle freccette. «E se non bussavi, rischiavi di prenderti un coltello nella gola», ricorda Comunardo Niccolai, una bella carriera appesa alla fama di artista dell'autogol. E quelle fughe notturne sulla Dino, lungo la costiera da Cagliari a Villasimius, fino a quando Boninsegna, spaventato, non si decise a firmare un'assicurazione sulla vita.

Con Albertosi, era il gioco degli opposti: l'estroverso e il timido, il cow boy allegro e il pistolero triste. «Lui, un orso, metteva Marinella, De Andrè o tutto Tenco, troppo malinconici per me, e io infilavo nel mangiadischi Mina o Fred Bongusto», ricorda Albertosi, dal suo buen retiro di Forte dei Marmi. Quella grande passione per De Andrè. Un giorno a Genova, in occasione di una partita della nazionale, e questa non l'abbiamo sentita raccontare perchè eravamo con lui, entrò nel negozio-museo dedicato a Faber, in via del Campo. Era emozionato. Gianni Tassio, il gestore, amico d'infanzia del cantautore, gli si fece incontro: «Piacere, sono il figlio della puttana di via del Campo, quella con gli occhi grandi color di foglia». E lui, il mitico Rombo di Tuono, fece una smorfia, si accese un'altra sigaretta, e quello fu il suo modo di commuoversi.

Ci vorrebbe davvero De Andrè, ora, per rendere il giusto omaggio a Gigi Riva. Per trasformare la sua vicenda umana e sportiva, gigantesca e irripetibile, in una grande ballata. Gigirriva venerdì compie ma non festeggia, perchè certe ricorrenze non gli sono mai piaciute, 70 anni. Il più grande attaccante del Dopoguerra, un campione che ha segnato la storia del calcio, dello sport, della Sardegna, e che fa parte della biografia della nazione, non solo del pallone. In maglia azzurra, l'Europeo del '68 e il mito di Italia-Germania 4-3. La sua leggenda è quella dello scudetto del Cagliari. «Ci chiamavano pecorai, banditi, e noi diventavamo delle belve in campo, Gigi più di tutti, l'ho sentito due giorni fa», racconta Niccolai. Riva orfano che si ferma per sempre a Cagliari, «dove ho trovato tante famiglie, quella del pescatore, del tifoso, del pastore», ha spiegato. Ed è sempre lì, ogni giorno, stesso ristorante, minestra di verdura, due figli anche se vive da solo.

Gli acciacchi alle gambe, perchè le fratture le ingessavano senza operarle, i momenti di depressione, Rombo di Tuono e amico fragile. I pranzi con i vecchi compagni. Un mese fa, lui, Poli, Brugnera, Albertosi, Reginato, Tomasini. Un Cagliari eterno. E quel gran rifiuto alla Juve, la direzione ostinata e contraria di De Andrè. «Accetta, Gigi, gli dicevo, accetta, perchè la Juve voleva anche me, e dopo il suo no a Torino presero Zoff», racconta Albertosi. Mille storie, anche se nel calcio di oggi possono sembrare fiabe. Come quella notte a Roma, alla vigilia, tutti che giocano a carte e fumano, Scopigno che entra nella stanza alle una di notte: «Vi dispiace se fumo anch'io?». Il giorno dopo, 4-1 alla Lazio. Zeffirelli lo voleva per la parte di San Francesco, ma disse no anche a quei 400 milioni. Due gambe immolate per la nazionale, un sinistro che faceva tremare i cuori, non solo le reti. Che dire, Gigirriva? Grazie, non solo auguri. Quel Rombo tuona ancora, oggi e per sempre.